Caso Vivi Down: la Cassazione dà ragione a Google

Si chiude definitivamente il Caso Vivi Down. La Terza sezione penale della Cassazione ha confermato l'assoluzione per i dirigenti Google che nel 2006 vennero coinvolti nel caso del disabile ripreso e vessato dai compagni di classe.

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a cura di Dario D'Elia

La Terza sezione penale della Cassazione ha confermato l'assoluzione per i dirigenti Google che nel 2006 vennero coinvolti nel caso Vivi Down. Si chiude così una delle vicende più sconcertanti che hanno riguardato la scuola e YouTube.

Nel 2006 un giovane disabile di Torino venne ripreso e vessato dai compagni di classe. Il video-shock balzò agli onori della cronaca a causa della crudeltà delle immagini e dell'audience generato su Google Video (prima) e YouTube (dopo).

Tribunale di Milano

Il 24 febbraio 2010 il Tribunale di Milano condannò i tre manager di Google, che ai tempi avevano responsabilità dirette nel servizio, a una pena di sei mesi di reclusione con sospensione delle stessa. Il giudice Oscar Magi riconobbe una grave violazione della legge sulla privacy ma assolse il gruppo dirigente dal reato di diffamazione.

Nel dicembre 2012 arrivò l'assoluzione in appello poiché ogni violazione perpetrata dagli utenti non può essere responsabilità del fornitore del servizio. Adesso la Suprema Corte ha respinto il ricorso all'ultima sentenza richiesto dalla Procura di Milano.

Il sostituto procuratore generale Mario Fraticelli sosteneva che "non si può pensare che chi offre un servizio su una piattaforma poi non si occupi di quello che viene caricato". La Cassazione però è di parere contrario e tra circa un mese renderà note le motivazioni del verdetto. In ogni caso un eventuale nuovo processo di appello sarebbe stato bloccato dalla prescrizione – prevista per l'8 marzo 2014.