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a cura di Dario D'Elia

Netflix entro il 2020 potrebbe essere costretta a includere nel suo catalogo il 30% di titoli europei. E così potrebbe avvenire in ogni singolo stato comunitario per valorizzare le produzioni locali. "Abbiamo solo bisogno di un voto finale, ma è solo una formalità", ha confermato Roberto Viola, Direttore Generale del Directorate General of Communication, Networks, Content and Technology della Commissione Europea.

Ieri presso il Festival del Cinema di Venezia, durante uno scambio di battute con Variety, si è avuta conferma della prossima votazione di una norma che obbligherà tutti i servizi di streaming video che operano in Europa - da Netflix ad Amazon - ad avere un occhio di riguardo nei confronti delle produzioni nazionali. In sintesi verrà richiesto di commissionare contenuti, acquistarne o contribuire ai fondi cinematografici nazionali per mezzo di un piccolo supplemento da aggiungere agli abbonamenti - come già avviene in Germania.

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Netflix, il numero di titoli in ogni paese

A dicembre dovrebbe essere approvata la norma, dopodiché i 28 stati membri avranno 20 mesi per il suo recepimento
. Per altro la quota del 30% è considerata la soglia minima, poiché i Paesi potranno applicare volendo un ulteriore 10%. L'eventuale contributo invece sarà opzionale.

Viola ha assicurato che a ottobre verrà pubblicato un documento con le percentuali di contenuti europei attualmente presenti in ogni servizio streaming. "Non avrà valore legale, ma aiuterà i regolatori nazionali ad applicare le norme", ha sottolineato il direttore di DG Connect.

"È un paradosso che nel mondo digitale le piattaforme ottengano la quota più grande di ricavi nello streaming e quelli che creano contenuti e veicolano il traffico prendano la più piccola. C'è quello che chiamiamo un gap di valore che il mondo Internet ha creato... Artisti e creativi devono essere in grado di rinegoziare i loro contratti".