Cattaneo saluta Telecom, ma difende la buonuscita "monstre"

L'AD di Telecom Italia, Flavio Cattaneo, prepara i bagagli e si appresta a ricevere una buonuscita di circa 30 milioni di euro. Montano le polemiche.

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a cura di Dario D'Elia

Oggi si chiuderà l'era Cattaneo in Telecom Italia. Il comitato nomine ratificherà la "separazione consensuale" tra l'amministratore delegato e l'azienda stabilendo anche la chiacchierata buonuscita. Si parla di 30 milioni di euro ma l'alto dirigente sembrerebbe aver confermato al suo entourage una cifra inferiore."La cifra che mi verrà attribuita non ha nulla di scandaloso, né di disdicevole. Ho la coscienza assolutamente a posto. Il mio obiettivo in Telecom era migliorare alcuni parametri che sono stati migliorati", avrebbe dichiarato Cattaneo, secondo quanto riporta La Repubblica. "In molti casi anche in anticipo rispetto alle scadenze previste. A questo era legato il mio contratto che adesso viene semplicemente rispettato".

Flavio Cattaneo
Flavio Cattaneo

Le polemiche per la cifra "monstre" si deve soprattutto agli attriti con i sindacati. Da ricordare infatti che in 15 mesi di tagli dei costi (l'80% dei complessivi 1,9 mld), Cattaneo ha imposto la disdetta del contratto integrativo, l'abolizione delle indennità minime di trasferta, la riduzione delle ferie, grandi demansionamenti, etc. Giovedì prossimo i risultati del primo semestre 2017 confermeranno probabilmente un margine operativo lordo da oltre 4 miliardi di euro, contro i 3,6 miliardi dello stesso periodo 2016.

Anche i broker di Piazza Affari - come racconta Milano & Finanza -sostengono che la strada tracciata dall'AD condizionerà positivamente i futuri risultati. "Licenziato Patuano dopo pochi mesi, adesso allontana Cattaneo dopo 16 mesi di lavoro eccellente. Per il nuovo AD si opterebbe su scelte parzialmente interne distribuendo le deleghe fra Amos Genish e l'ex presidente Recchi", afferma Equita. "Non essendo note le cause dell'avvicendamento, emerge un'ombra sulla convinzione di Vivendi e di Cattaneo sull'esecuzione del business plan 2019".

In sintesi, non è gradita l'incertezza ma i conti sono buoni. Resta il nodo del titolo in Borsa che dall'anno scorso è rimasto praticamente invariato, ma come ricorda Cattaneo il piano industriale e quello finanziario andrebbero distinti. Il suo contratto, approvato con il 66% dei voti dell'assemblea Telecom, non prevedeva la quotazione come obiettivo.

fibra

Comunque Akros sostiene che "l'incertezza strategica potrebbe essere bilanciata da una relazione più positiva con il governo e sulla possibile separazione della rete".

Sui motivi della separazione Cattaneo spiega che tutto si deve al desiderio di Vivendi di affiancare all'AD e al direttore generale un altro professionista di lungo corso come Amos Genish. "Mi hanno chiesto di nominare un altro direttore generale. Per il modo in cui lavoro ho pensato che andasse benissimo a patto che il mio contratto fosse rispettato. Abbiamo cercato l'accordo per un po' e poi l'abbiamo trovato. Ormai l'azienda è ben impostata, il mio lavoro è finito in anticipo", avrebbe spiegato il dirigente.

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In verità come tutti hanno potuto rilevare la situazione è precipitata a seguito del durissimo scontro tra Cattaneo e il ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda. L'AD non solo aveva bollato i bandi Infratel come "costruiti ad hoc" (per far vincere OF, NdR.), ma anche difeso il pieno diritto di investire nelle aree a fallimento di mercato - a prescindere dai presunti accordi con il Governo.

Calenda aveva risposto a stretto giro che le accuse erano "gravi e inaccettabili". Dopodiché entrambi i contendenti avevano gettato acqua sul fuoco. Il primo dichiarando che si riferiva ai limiti tecnici del bando che prevedevano praticamente solo l'impiego della fibra FTTH. Il secondo riconoscendo che comunque Cattaneo è un "ottimo manager" il cui compito è "difendere l'interesse della sua azienda".

Una riflessione

Flavio Cattaneo sarà ricordato per i risultati finanziari raggiunti, il piglio un po' autoritario e la strategia aggressiva applicata al mercato. Per quanto si possa criticare, a livello aziendale non ha sbagliato una mossa nel tentare di arginare il neo-concorente Open Fiber. Forse ha abusato di tattica, ma in fondo il suo mandato forse non prevedeva indicazioni precise di carattere strategico se non quello di tenere la barra a dritta.

La polemica sulla sua buonuscita è legittima, ma bisogna ricordare che Telecom Italia è pur sempre un'azienda privata. Se l'assemblea e il consiglio di amministrazione hanno approvato compensi e buonuscite di questo tipo le responsabilità sono chiare e sotto la luce del sole.

Quel che interessa però agli italiani è il destino dei servizi di connettività. Probabile un cambio di strategia ai vertici, che sicuramente concilierà meglio gli obiettivi di business e quelli posti dal Governo per la copertura in fibra del territorio. Difficile capire se i tempi siano maturi anche per ritirare in ballo il capitolo scorporo della rete. Certo è che il fronte anti-telecom è compatto, ma l'incontro a Roma tra dirigenza e Governo non è ancora avvenuto. Gli sherpa staranno lavorando per strappare un accordo proficuo per tutti. Anche perché Vivendi ha da gestire la patata bollente del caso Mediaset. La buona notizia è che la mediazione è possibile poiché le pedine sullo scacchiere sono tante. Non c'è un'unica linea Maginot.


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