Censis, gli italiani risparmiano grazie a Internet

Gli italiani, popolo di teledipendenti, spendono meno soldi su tutto ma non sull'acquisto di dispositivi connessi alla rete. E lo fanno proprio per risparmiare, dice il Censis nel suo ultimo rapporto sulla comunicazione, pubblicato oggi.

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a cura di Pino Bruno

In questi anni di crisi economica gli italiani hanno evitato di spendere su tutto, ma non sui media connessi in rete. Lo dice il 13° Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione, pubblicato oggi con il titolo "I media tra élite e popolo". Può sembrare un paradosso, ma grazie ai media connessi - dice il Censis - i cittadini "hanno aumentato il loro potere individuale di disintermediazione, che ha significato un risparmio netto finale nel loro bilancio personale e familiare".

Usare Internet per informarsi, prenotare viaggi e vacanze, acquistare beni e servizi, guardare film o seguire partite di calcio, entrare in contatto con le amministrazioni pubbliche o svolgere operazioni bancarie - si legge nel rapporto - "ha significato spendere meno soldi, o anche solo sprecare meno tempo: in ogni caso, guadagnare qualcosa". 

Per il resto, il rapporto Censis conferma che gli italiani sono ancora un popolo dipendente dalla tv generalista: la televisione continua ad avere un pubblico sostanzialmente coincidente con la totalità della popolazione (il 97,5% degli italiani). I telespettatori complessivi aumentano ancora (+0,8% in un anno), soprattutto quelli della tv digitale terrestre (+1,5%) e satellitare (+1%), mentre gli utenti delle diverse forme di tv via Internet (la web tv attraverso il pc e la smart tv) si attestano al 24,4% e quelli della mobile tv all'11,2%.

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In caduta libera invece la lettura di quotidiani e libri: i lettori di quotidiani si sono ridotti al 40,5% degli italiani    (-1,4% nell'ultimo anno, -26,5% complessivamente nel periodo 2007-2016), mentre continua ad aumentare l'utenza dei quotidiani online (+1,9% nell'ultimo anno) e degli altri siti web di informazione (+1,3%). Mantengono i propri lettori i settimanali (+1,7%) e i mensili (+3,9%), ma non i libri cartacei (-4,3% nell'ultimo anno, con una quota di lettori diminuiti al 47,1% degli italiani), ancora non compensati dai lettori di e-book (che aumentano dell'1,1% nell'ultimo anno, ma si attestano ancora solo al 10% della popolazione).

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Continua invece a crescere la penetrazione di Internet, che aumenta di 2,8 punti percentuali nell'ultimo anno. Così l'utenza della rete tocca un nuovo record, attestandosi al 73,7% degli italiani (e al 95,9%, cioè praticamente la totalità, dei giovani under 30). La crescita complessiva dell'utenza del web nel periodo 2007-2016 è stata pari a +28,4%: nel corso degli ultimi dieci anni gli utenti di Internet sono passati da meno della metà a quasi tre quarti degli italiani (dal 45,3% di utenza complessiva nel 2007 al 73,7% nel 2016).

Resta, anzi si acuisce la distanza tra i consumi mediatici giovanili e quelli degli anziani. Tra i giovani under 30 la quota di utenti della rete arriva al 95,9%, mentre è ferma al 31,3% tra gli over 65 anni; l'89,4% dei primi usa smartphone, ma lo fa solo il 16,2% dei secondi; l'89,3% dei giovani è iscritto a Facebook, contro appena il 16,3% degli anziani; il 73,9% dei giovani usa YouTube, come fa solo l'11,2% degli ultrasessantacinquenni; oltre la metà dei giovani (il 54,7%) consulta i siti web di informazione, contro appena un anziano su dieci (il 13,8%); il 37,3% dei primi ascolta la radio attraverso il telefono cellulare, mentre lo fa solo l'1,2% dei secondi; e se un giovane su tre (il 36,3%) ha già un tablet, solo il 7,7% degli anziani lo usa; su Twitter c'è un quarto dei giovani (il 24%) e un marginale 1,7% degli over 65 anni. Si nota qui anche il caso opposto, quello dei quotidiani, per i quali l'utenza giovanile (il 29,7%) è ampiamente inferiore a quella degli ultrasessantacinquenni (il 49,4%). 

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Il Censis conferma il cambiamento in atto di abitudini e comportamenti degli italiani. Il 40,6% controlla i movimenti del conto corrente bancario via Internet, praticando personalmente l'home banking (il 3,8% in più in un anno), il 36% si dedica senza interposta persona all'e-commerce (+5,3% rispetto all'anno scorso), il 14,9% sbriga online le pratiche burocratiche con gli uffici pubblici (+2,5%), il 14,8% organizza i viaggi sul web (+5,5%) e l'8,3% prenota le visite mediche via Internet (+3,2%) (tab. 5

Già, ma questi grandi cambiamenti fanno bene o male al mercato del lavoro? Su questo punto gli italiani si dividono: per il 33% le tecnologie digitali distruggono posti di lavoro, per il 21% invece ne creano, per il 46% non influiscono sull'andamento dell'occupazione.