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a cura di Elena Re Garbagnati

Cerchiamo di continuo pianeti extraterrestri potenzialmente abitabili, ma come stabilire a distanza se effettivamente siano in grado di ospitare la vita? Una delle risposte possibili è di tenere conto anche dell'inclinazione dell'asse di rotazione, come dimostrano alcuni studi recenti.

Come accennavamo la scorsa settimana, il fatto che un pianeta orbiti all'interno della cosiddetta zona abitabile da solo non è sufficiente. Può significare che le temperature non saranno né troppo calde, né troppo fredde, e che ci sia acqua liquida in superficie, ma c'è chi suggerisce di considerare anche la disponibilità di nutrienti, ossia elementi bioessenziali come fosforo, azoto e altri.

Kepler 186 F, ricostruzione grafica

Kepler 186 F, ricostruzione grafica

Ora aggiungiamo un nuovo tassello, frutto di uno studio pubblicato su The Astronomical Journal, ad opera del Georgia Institute of Technology e dall'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics. I ricercatori Yutong Shan e Gongjie Li si sono concentrati sui due pianeti extra terrestri Kepler-186f e Kepler-62f e ne hanno analizzato l'inclinazione assiale - oltre ad altri aspetti.

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Il motivo è che le dinamiche di inclinazione assiale di un pianeta determinano quanto questo mondo si inclini sul proprio asse e come l'angolo di inclinazione si evolva nel tempo. Dall'inclinazione assiale dipende il modo in cui la luce del Sole colpisce la superficie del pianeta, e di conseguenza contribuisce a definire le stagioni e il clima. La nostra Terra orbita intorno al Sole con un'inclinazione assiale che oscilla tra 22,1 e 24,5 gradi, passando da un estremo all'altro ogni 10.000 anni circa. Proprio a questo parametro dobbiamo il fatto che la Terra sia un pianeta rigoglioso e non uno "a palla di neve", come avevamo spiegato in dettaglio in questa notizia.

Pianeta palla di neve

Pianeta palla di neve

Lo stesso motivo potrebbe essere anche una delle ragioni principali per cui Marte si è trasformato nel deserto arido che vediamo oggi. Gongjie Li ha spiegato infatti che "Marte è nella zona abitabile del nostro Sistema Solare, ma la sua inclinazione assiale è stata molto instabile, variando da zero a 60 gradi [...] Quell'instabilità probabilmente ha contribuito al decadimento dell'atmosfera marziana e all'evaporazione delle acque superficiali".

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Questo non significa che senza stabilità climatica non possa esistere la vita, come sottolinea Shan: "non credo che sappiamo abbastanza sull'origine della vita da escludere la possibilità che esista su pianeti con stagioni irregolari", semplicemente "un pianeta climaticamente stabile potrebbe essere un posto più comodo da cui iniziare".

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Detto questo, lo studio di Shan e Li non è un inedito, in precedenza altri studi si erano concentrati su questo aspetto per cercare di definire l'abitabilità di un pianeta. Quello oggetto di questa notizia ha la particolarità di essere stato effettuato direttamente sui due dei pianeti extrasolari più promettenti fra quelli scoperti finora.

Kepler-186f per esempio fu il primo pianeta roccioso individuato dalla NASA con "tutte le condizioni" per poter essere un potenziale alter ego della nostra Terra. Dovrebbe avere una temperatura in superficie compresa fra 20 e 30 gradi centigradi, è all'interno della cosiddetta fascia abitabile, e un anno lì dura 130 giorni. Ma come stanno le cose sul fronte dell'inclinazione dell'asse di rotazione?

Da sinistra a destra Kepler 22b, Kepler 69c, Kepler 62e, Kepler 62f e la Terra

Da sinistra a destra: Kepler 22b, Kepler 69c, Kepler 62e, Kepler 62f e la Terra

Stando alle simulazioni al computer effettuate dai ricercatori l'inclinazione assiale di Kepler-186f è molto stabile, proprio come avviene per la Terra, il che rende probabile che sulla sua superficie ci siano stagioni regolari e clima stabile. Peccato che non ci potremo andare in villeggiatura, dato che dista circa 500 anni luce da noi.

Lo stesso si dica per Kepler-62f, una super Terra che si trova a 1200 anni luce da noi, nella costellazione della Lyra. Fino alla scoperta di 186f nel 2014, Kepler-62f è stato l'esopianeta più simile alla Terra; è circa il 40% più grande della Terra ed è il pianeta più esterno tra cinque esopianeti in orbita attorno a una sola stella. Queste informazioni da sole non sono sufficienti per affermare con certezza che l'esopianeta ospiti la vita.


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