Chi diffama online o su carta rischia 100mila euro di multa

Le modifiche al ddl sulla diffamazione prevedono sanzioni pecuniarie comprese tra 5mila e 100mila euro. La regola si applica alle testate giornalistiche regolarmente registrate e non ai comuni siti o blog.

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a cura di Dario D'Elia

La Commissione Giustizia stamane ha votato all'unanimità una serie di modifiche che alleggeriscono il ddl sulla diffamazione e l'obbligo di rettifica online. Come abbiamo anticipato due settimane fa, il tema è ritornato in voga a seguito del caso Sallusti. Il direttore del quotidiano Il Giornale è stato infatti condannato a 14 mesi di reclusione per diffamazione. Senza entrare nel merito della vicenda specifica, tutti gli addetti ai lavori hanno immediatamente rilevato la gravità del caso. A prescindere dalle responsabilità del giornalista, il carcere appare come una misura oltremodo esagerata. Fermo restando che tutti, compreso il giornalista, convengono sull'adeguatezza delle sanzioni pecuniarie.

E così ecco scattata la corsa a recuperare il polveroso ddl, già bocciato nel 2009 e aspramente criticato in altre occasioni negli ultimi tre anni. Il suo punto debole, almeno per quanto riguarda le pubblicazioni online, riguarda l'obbligo di rettifica entro 48 ore sulla base di una semplice richiesta da parte dei presunti lesi. In pratica chiunque potrebbe esigere un aggiornamento dei contenuti senza dibattimento. Ai siti non sarebbe concessa replica. La sanzione per inottemperanza sarebbe di diverse migliaia di euro.

Postare o non postare?

Il nuovo ddl prevede per la diffamazione a mezzo stampa (e online) pene pecuniarie da 5mila a 100mila euro, a fronte però della scomparsa del rischio carcerazione. Previsto poi l’obbligo di pubblicazione integrale nel caso vi sia una sentenza. Viene istituita la "diffamazione organizzata" (dove concorrono più persone) per contrastare la cosiddetta "macchina del fango". In caso di comportamento recidivo scatterà una sospensione dalla professione e dall’attività fino a sei mesi; nel peggiore dei casi a 3 anni.

Per quanto riguarda i siti web e i blog si parla dell'applicazione della norma alle sole testate giornalistiche. Probabilmente riguarderà quindi esclusivamente i siti regolarmente registrati presso i tribunali e con un direttore responsabile iscritto all'Ordine.

"Si è ottenuto un punto di equilibrio tra le due esigenze costituzionalmente tutelate della libertà di stampa e della tutela della onorabilità della persona. È stato innanzitutto cancellato il carcere per i giornalisti ed è stato bocciato il cosiddetto emendamento anti Gabanelli, così come è stata annullata un'estensione indiscriminata di responsabilità agli editori che avrebbe comportato un serio rischio di interferenza nell’attività giornalistica", ha spiegato il parlamentare del PD Felice Casson.

"È una legge difficile perché come sempre quando ci sono due esigenze diverse è difficile metterle insieme", ha aggiunto Guardasigilli Paola Severino. "Da un lato non bisogna comprimere il diritto – dovere del giornalista ad informare, e credo che la sanzione del carcere sia davvero l’ultima soluzione - dall’altro bisogna trovare forme di soddisfazione per la vittima, cioè chi viene diffamata".