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a cura di Tom's Hardware

NOIA Wavebreakmedia
La noia (Wavebreakmedia/Depositphotos)

Dire che in Italia si legge poco è diventato ormai un luogo comune, peraltro abbondantemente suffragato dalle statistiche. Qualcuno aggiunge che, oltre a leggere poco, si legge male: barzellette di calciatori, manuali scritti da youtuber, romanzetti fatui e idioti, spazzatura, insomma.

Colpa della televisione e di internet, si dice, ed è possibile. La storia evolutiva ha privilegiato le specie che riescono a raggiungere il loro scopo con il minor dispendio di energie possibile; se un homo sapiens vuole mangiare una bistecca, è molto meglio che ammazzi il vitello che tiene in stalla, piuttosto di inseguire per una settimana una mandria di bufali. Allo stesso modo, se il nostro naturale bisogno di divertirci viene soddisfatto dalle immagini e dall'ascolto, perché sforzare inutilmente gli occhi e la mente leggendo?

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A correggere questo andazzo dovrebbe essere la scuola, che in effetti insegna un poco alla volta ad utilizzare le meraviglie insite nella lettura e nell'invenzione fantastica che la accompagna, perché leggendo siamo compartecipi della creazione, dello svolgimento e della conclusione della storia, mentre davanti ad un film siamo in genere più passivi.

E la scuola, in effetti, avvia alla lettura e alla comprensione del testo, e lo fa anche troppo bene, se così mi posso esprimere, sottoponendo i brani ad analisi puntuali, spezzettandolo, sminuzzandolo, ricercando simmetrie, evidenziando figure retoriche, scoprendo simbologie nascoste. Un lavoro utilissimo, nessuno lo nega, ma forse più per l'insegnante che per l'alunno, il quale vorrebbe soprattutto appassionarsi ad una storia e ai suoi personaggi, e sapere come va a finire.

A ciò va aggiunto che tutto quello che viene fatto in ambiente scolastico è associato a parole poco simpatiche come "studio", "interrogazioni", "voti", "verifiche". Ovvio, ci sono ragazzi che a 13 anni si sono letti Uno nessuno e centomila, ma molti di più sono quelli che fuori del dovere scolastico non leggono manco le date di scadenza dello stracchino. Se poi si propongono romanzi "impegnati", ossia dove non succede assolutamente nulla, siamo messi proprio male.