Chip sottopelle, grande potenziale ma tanti dubbi etici

Fino a 50mila persone con chip sottopelle nel mondo. Il fenomeno potrebbe esplodere nei prossimi anni, con grandi benefici, ma il tema etico si fa pressante.

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a cura di Manolo De Agostini

Nel mondo potrebbero esserci dalle 30mila alle 50mila persone con chip sottopelle. Lo scrive il Wall Street Journal, facendo luce su un fenomeno che nei prossimi anni, complice l'esplosione dell'Internet of Things, potrebbe assumere dimensioni più grandi.

Quando si parla di chip sottopelle si fa riferimento in particolare agli impianti RFID, che possono servire a molteplici scopi. Un uomo per esempio lo usa come badge per accedere al parcheggio, un altro per aprire le porte di casa. Altri ci tengono informazioni personali o semplicemente il biglietto da visita.

rfid epicenter 1

Sono sempre più le persone attratte da questi oggetti, un cilindro di vetro delle dimensioni di un grano di riso che contiene il tag e si colloca appena sotto la pelle. I primi audaci sperimentatori affermano che sono molto comodi perché non devono essere trasportati e non hanno batterie da ricaricare. Inoltre non hanno funzioni proprie, per l'attivazione è sempre necessaria l'interazione con uno scanner.

Andreas Sjöström lavora per Sogeti, unità di consulenza tecnologica di Capgemini Group, a dicembre ha volato da Stoccolma a Parigi con un tag sottopelle contenente informazioni che lo identificavano come un cliente della Scandinavian Airlines. Nel tag c'erano le stesse informazioni che i passeggeri hanno normalmente sul materiale fornito dalla compagnia.

Alcune persone usano il tag per salvare contatti di emergenza, ma sono tante le potenzialità, per esempio nel campo della medicina. Secondo Kevin Warwick, vice cancelliere dell'Università di Coventry ed esperto di cibernetica, le persone che soffrono di epilessia indossano spesso ciondoli che li identificano come malati e su cui sono riportati contatti di emergenza e alcune informazioni di base su come intervenire in caso di attacco.

Il ciondolo però può andare perso o essere dimenticato, mentre un tag no. Paramedici e primi soccorritori potrebbero essere addestrati a verificare la presenza del tag, magari segnalato da un piccolo tatuaggio. I tag potrebbero anche essere usati per accedere a cartelle cliniche costantemente aggiornate.

rfid chip under skin

C'è chi invece prevede un futuro in cui pagheremo avvicinando il polso a uno scanner. Il problema, al momento, è la sicurezza dei dati: i tag RFID non assicurano lo stesso livello di crittografia delle transazioni tramite i tradizionali sistemi di pagamento. C'è chi teme così un furto o un accesso ai dati senza consenso.

A ostacolare la diffusione dei chip sottopelle c'è anche un problema non meno importante: l'etica. Alcune persone semplicemente non accettano l'impianto di un oggetto nel proprio corpo, ancora meno se a questo possono essere legate informazioni molto importanti. C'è poi il tema del possibile impianto sui minori.

"L'uso di un tag è eticamente accettabile per una persona che non può tenere una chiave a causa di un'artrite grave o che ha perso la mano" ha affermato Arianne Shahvisi della Brighton and sussex Medical School, "ma se si usano per persone con demenza per trasportare le informazioni che le identificano e per essere sicuri che non perdano le chiavi potrebbe essere un problema, perché il paziente potrebbe non essere in grado di dare il proprio consenso informato".

La discussione è quindi aperta, tra chi inquadra il chip sottopelle come uno "strumento di controllo finale" e chi invece ci vede una semplice evoluzione tecnologica, riconoscendo che la privacy sulle informazioni è già stata persa da un pezzo. Voi da che parte state?