Chrome e Drive arrivano su iOS, e Google sfida Amazon EC2

Google ha reso disponibili le versioni per iPhone, iPad e iPod Touch del browser Chrome e dell'applicazione Drive. La casa di Mountain View ha anche presentato Compute Engine, iniziativa diretta concorrente di Amazon EC2.

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a cura di Manolo De Agostini

Chrome arriva su iOS (iPhone, iPod Touch e iPad con iOS 4.3 e superiori) e così anche Google Drive. Queste sono solo alcune delle novità delle ultime ore, annunciate alla Google I/O. La casa di Mountain View infatti ha deciso anche di scendere in campo contro Amazon EC2, presentando Google Compute Engine, un'infrastruttura di cloud computing che permette ad aziende o persone di affittare server su cui svolgere operazioni di calcolo. Andiamo con ordine. Il browser di Google che sta spopolando sui computer (lo usa il 36% dei nostri lettori) e anche sui dispositivi Android, "profana" la piattaforma di Apple dove Safari domina indiscusso. Le indiscrezioni circolavano da tempo.

Le caratteristiche di Chrome per iOS sono quelle di sempre, cioè capacità di gestire più schede, sincronizzare cronologia, preferiti, password e altri dati tramite il vostro account Google (quindi tra dispositivi e OS diversi), fare ricerche dalla Omnibox e così via. Insomma, un clone di Chrome per Android.

Si tratta indubbiamente di un passo importante per la casa di Mountain View, che ha la necessità di controllare direttamente la grande fetta di clientela Apple, soprattutto visto che la Mela ha dato dimostrazione di volersi lentamente smarcare da quello che sta diventando un rivale a tutti gli effetti. Inoltre è risaputo che gran parte degli accessi a Internet, in futuro, saranno da mobile.

Da sottolineare che, dal punto di vista tecnico, quello per iOS non è il Chrome che tutti conosciamo. Non usa il motore JavaScript V8, bensì UIWebView, antecedente a quello Nitro usato dall'odierno Safari. La casa di Cupertino ha infatti fissato dei paletti rigidi in iOS e non si possono far funzionare altri motori di rendering per la navigazione che non siano quelli usati dall'azienda stessa. In base a questo "particolare", ne evinciamo che il browser di Google dovrebbe essere più lento di quello preinstallato di Apple, ma questa è una supposizione al momento. La nostra breve prova ci ha portati invece a riscontrare un problema: più account collegati ai servizi Google lo mandano "in palla".

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A oggi Chrome è usato da 310 milioni di persone nel mondo, molte di più rispetto ai 160 milioni dichiarati nella Google I/O del 2011 e ai 70 milioni di utenti attivi del 2010. Secondo Google la Omnibox, la barra degli indirizzi da cui poter fare anche ricerche, permette ogni giorno di risparmiare 13 anni di vita umana (1,32 secondi a utente), in Chrome vengono scritte 60 miliardi di parole al giorno e al tempo stesso vengono scaricati un 1 terabyte di dati.

Gli utenti iOS hanno però ricevuto un'altra sorpresa, perché Google ha anche realizzato un'applicazione dedicata al servizio Drive, una soluzione analoga a Dropbox che vi permette di salvare i vostri file, inclusi video, foto, Google Docs, PDF e altro. L'applicazione - compatibile con iOS 5 e superiori - consente di ricercare contenuti, estrarre testi da immagini tramite OCR e usarli dalle immagini. La ricerca, tra l'altro, è anche intelligente perché è in grado di riconoscere le immagini: cercando ad esempio il termine "Piramide", è in grado di identificare l'immagine di una piramide su Google Drive, che magari avete scattato e salvato durante il vostro ultimo viaggio in Egitto.

Google Drive a oggi è disponibile su Windows, OS X, Android, iOS e Chrome OS - e conta più di 10 milioni di utenti. La versione per Linux, promessa in passato, non è ancora stata presentata. Google contestualmente all'annuncio ha reso disponibile anche la seconda versione dell'SDK di Google Drive che permetterà agli sviluppatori di app Android e iOS di consentire alle loro creazioni di collegarsi a Drive.

Per quanto riguarda Google Compute Engine, ci troviamo davanti a quella che è stata definita "infrastructure as a service", cioè un'infrastruttura in grado di fare da base per svariati servizi. Inutile girarci attorno, è un avversario di Amazon EC2. Durante la conferenza Google ha mostrato come l'Institute for Systems Biology si avvalga di Google Compute Engine e App Engine per il calcolo scientifico.

In precedenza si servivano di un cluster con 1000 nodi, che però richiedeva 10 minuti per calcolare un singolo blocco di dati. I ricercatori sono riusciti a portare tutto sulla nuova infrastruttura della casa di Mountain View in pochi giorni e hanno ottenuto migliori prestazioni, macinando un blocco in una manciata di secondi. Google Compute Engine è "aperto", ma in anteprima limitata e per il debutto l'azienda ha lavorato con RightScale, Puppet Labs, OpsCode, Numerate, Cliqr e MapR, in modo da integrare i loro prodotti con il nuovo servizio.

Secondo Google la piattaforma è altamente scalabile, si possono agevolmente usare anche 770 mila core ed offre "fino al 50 percento di prestazioni per dollaro in più rispetto ad altri provider cloud". A questo indirizzo è possibile informarsi sui prezzi e avere ulteriori dettagli sull'infrastruttura.

Concludiamo con alcune notizie "flash": Google Docs sarà usabile anche offline e presto toccherà anche a Presentations e Spreadsheets. Questi servizi saranno in grado infatti di salvare tutti i cambiamenti in una cache locale per poi sincronizzarsi con la cloud in presenza di una connessione al Web. Un'altra novità riguarda Google Play, che arriverà anche su Google TV con il suo carico di applicazioni, film, musica e libri.

Infine durante la conferenza c'è stata una nuova apparizione di Sergey Brin, uno dei fondatori dell'azienda, e dei Project Glass. Brin indossava una versione con lenti scure, simile a occhiali da sole. È la prima volta. Il fondatore ha dichiarato in separata sede che spera di poter portare questi occhialini sul mercato consumer nel 2014.

Ricordiamo che al momento questo prodotto non ha supporto 3G/4G e si affida alla connettività WiFi/Bluetooth del vostro smartphone per comunicare con Internet. L'autonomia con una singola carica dovrebbe essere di circa sei ore, ma molto dipende dal tipo di lenti usate, e comunque questo aspetto è marginale visto che ad accedervi possono essere solo gli sviluppatori, sborsando 1500 dollari per ottenere il pacchetto che comprende anche il software di sviluppo (SDK).