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a cura di Elena Re Garbagnati

L'esopianeta più vicino alla Terra finora scoperto, Proxima Centauri b, si fa sempre più interessante: non solo ha dimensioni paragonabili a quelle della Terra e si trova attorno alla sua stella, ma secondo un nuovo studio sarebbe anche "altamente abitabile".

La sua scoperta fu annunciata ad agosto 2016 dagli scienziati dell'ESO, per mezzo degli strumenti Ultraviolet and Visual Echelle Spectrograph (UVES) e High Accuracy Radial velocity Planet Searcher (HARPS) installati sui telescopi cileni dell'Osservatorio di La Silla. I dati di cui eravamo in possesso due anni fa non erano sufficienti per rispondere alla domanda se Proxima Centauri b fosse a tutti gli effetti in grado di sostenere la vita.

proxima centauri b illustrazione artistica

Proxima Centauri b, illustrazione artistica

Ricapitolando, Proxima Centauri è una piccola stella nana rossa situata a 4,2 anni luce da noi: non così vicina da essere raggiungibile con le tecnologie attuali, ma sicuramente più abbordabile di altri esopianeti scoperti finora, che si trovano anche a 40 anni luce da qui. La sua massa è circa 1,3 volte quella della Terra, il che suggerisce che si tratta di un mondo roccioso. Orbita ogni 11,2 giorni terrestri attorno alla sua stella, a una distanza di 7,5 milioni di chilometri.

Il nuovo studio è stato pubblicato sulla rivista Astrobiology e condotto dal professore Anthony Del Genio, scienziato planetario del Goddard Institute for Space Studies della NASA a New York. Servendosi di modelli computerizzati simili a quelli usati per studiare i cambiamenti climatici sulla Terra, il gruppo di ricercatori ha scoperto che, in un ampio ventaglio di condizioni, Proxima Centauri b può disporre di enormi bacini di acqua liquida sulla sua superficie, innalzando così la sua potenzialità di ospitare organismi viventi. "L'esito delle nostre simulazioni è che c'è una buona probabilità che il pianeta sia abitabile" ha spiegato Del Genio.

Lo studio ha tenuto in conto delle precedenti simulazioni pubblicate in un articolo del 2016 sulla rivista Astronomy & Astrophysics, in cui era stata modellata un'atmosfera ipotetica (senza la quale la ricerca attuale non avrebbe potuto essere fatta) ed è stato suggerito che l'emisfero di Proxima Centauri b che è sempre rivolto verso la stella, potrebbe essere eccessivamente caldo, e che quello sempre rivolto dalla parte opposta (verso lo Spazio) potrebbe ospitare un oceano ghiacciato. Secondo quella simulazione, nella fascia di mezzo fra queste due aree potrebbe esistere un mare allo stato liquido.

telescopioFoto: ©thaiview / Depositphotos

Le nuove simulazioni sono più complete delle precedenti e includono anche un oceano dinamico e circolare, capace di trasferire il calore da un lato all'altro dell'esopianeta in maniera molto efficace. Secondo il nuovo studio il movimento dell'atmosfera e dell'oceano si combinerebbero in modo tale che anche se il lato al buio non riceve mai luce diretta dalla stella Proxima Centauri, potrebbe esistere una fascia di acqua liquida intorno alla regione equatoriale.

Un'idea di circolazione di calore paragonabile a quella dei climi marittimi sulla Terra, che spiega per esempio perché la costa orientale degli Stati Uniti è più mite grazie alla corrente del Golfo che porta acqua calda dai tropici. E perché, al contrario, la costa occidentale statunitense è più fredda per via delle correnti oceaniche che portano acqua fredda dal nord.

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Il team ha condotto 18 scenari di simulazione separati, osservando gli effetti in presenza di continenti più o meno grandi, diverse composizioni atmosferiche e cambiamenti nella quantità di sale nell'oceano. In quasi tutti i modelli, Proxima Centauri b è risultato essere un pianeta con un oceano che ricopre almeno una parte della sua superficie. Ora non resta che aspettare che entrino in funzione i telescopi della prossima generazione per trovare le prove della presenza di vita.


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