Ci sono spie informatiche ovunque, meglio tornare ai pizzini

Tre diverse storie ci ricordano come lo spionaggio sia ancora un'attività viva e palpitante. Governi e mass media sono coinvolti in ugual misura, mentre i cittadini stanno a guardare.

Avatar di Pino Bruno

a cura di Pino Bruno

Tre diversi casi di moderno spionaggio hanno occupato i titoli di cronaca negli ultimi giorni. Ne sono protagonisti il governo statunitense, alcuni giornalisti e la NSA, agenzia di sicurezza degli Stati Uniti. Una buona occasione che si spia ancora, anche più di quanto accadesse nella seconda metà del ventesimo secolo.

E qualcuno sosteneva che il mestiere di spia sarebbe morto con la fine della Guerra Fredda. Sbagliato. Piuttosto è cambiato il modo di spiare e sono variati gli obiettivi. Adesso tutti spiano tutti, in un vortice che ingoia regole, etica, deontologia.

Prendiamo il caso del Dipartimento di Giustizia statunitense, che per più di due mesi ha intercettato le conversazioni dei giornalisti dell'Associated Press su una ventina di linee telefoniche. Iniziativa gravissima e senza precedenti, ha denunciato l'AP, che ha chiesto l'immediata distruzione dei tabulati.

C'è poi il caso dei giornalisti di Bloomberg che spiavano i dipendenti di alcune banche d'affari. Il direttore, Matthew Winkler, ha dovuto cospargersi il capo di cenere e fare pubblica ammenda.

Infine va segnalato il manuale che l'agenzia statunitense di spionaggio NSA aveva diffuso al suo interno nel 2006, per insegnare agli agenti come spiare sul web. Documento rimasto segreto fino a quando, in base alla Freedom of Information Act (FOIA, Legge per la Libertà di Informazione), la NSA è stata costretta a renderlo noto. I consigli diffusi nelle 643 pagine della guida Untangling the Web oggi fanno sorridere. Sono ovviamente datati, superati dalle tecniche attuali di hacking e cracking e non tengono conto del fenomeno dei social network, che sarebbe esploso di lì a poco. Il "vecchio" manuale è comunque indicatore di una tendenza.

Ricapitoliamo: ci sono giornalisti spiati e giornalisti che spiano e poi le spie di professione che spiano tutti gli altri. L'unico modo per non farsi spiare, a quanto pare, è staccare ogni spina e connessione e tornare ai bigliettini cifrati da nascondere nelle fessure dei mattoni contrassegnati con il gesso. La rivincita degli spioni della Guerra Fredda.

Sembra quanto mai appropriata, in questo contesto, la riflessione del Direttore dell'European Journalism Observatory, Stephan Russ-Mohl:

"Diamo per scontato che i media siano potenti, che nei sistemi democratici il potere necessita di controllo, ma anche che la libertà di stampa sia una condizione imprescindibile al fine di informare i cittadini in maniera adeguata. Sullo sfondo dello scandalo delle intercettazioni telefoniche del News of the World, nel quale sono stati coinvolti i vassalli di Murdoch e soprattutto in considerazione delle manovre omertose, con le quali i boss della BBC hanno coperto per anni un moderatore televisivo pedofilo, comincia a delinearsi un concetto per il quale sia nella lingua tedesca che nella lingua italiana non è ancora stato coniato un termine appropriato. Nel mondo anglosassone in questi casi si parla di media accountability, cioè della "disponibilità dei media verso un'assunzione di responsabilità e verso una maggiore trasparenza". Questa descrizione è la migliore che si possa dare e non è un segreto per nessuno che la media accountability lasci molto a desiderare".