Commenti anomini vietati per legge, monta la polemica

Nello Stato di New York è stata presentata una proposta di legge che vieterebbe la pubblicazione di messaggi anonimi su qualsiasi pagina Internet: blog, forum, notizie, social newtork, eccetera. Secondo i promotori sarebbe il modo migliore per proteggere il diritto di una persona di sapere chi c'è dietro a un messaggio su Internet, ma ha più l'aria di una censura.

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a cura di Elena Re Garbagnati

A New York un disegno di legge chiede di vietare la pubblicazione di commenti anonimi su Internet. La proposta firmata dal deputato Dean Murray e dal senatore Thomas O'Mara è stata presentata lunedì sia al Senato sia alla Camera e, se dovesse passare, i siti sarebbero obbligati per legge a cancellare tutti i commenti su blog, forum, social network e simili, di cui non risulti chiara la vera identità dell'autore.

La notizia, riportata fra gli altri da Wired, sta suscitando molte polemiche oltreoceano perché l'Internet Protection Act pare un modo censorio e anticostituzionale per affrontare il problema del cyberbullismo. Gli statunitensi si stanno inalberando perché va contro il diritto costituzionale sancito dal primo emendamento, che garantisce la libertà di culto, di parola e di stampa.

Sicuri che l'innovazione migliorerà il presente?

In effetti questa legge cerca di far fronte a un problema reale, che i promotori definiscono cyberbullismo ma che in realtà consiste nel dilagare di commenti irrispettosi per le persone e le per le idee altrui, maleducati, provocatori, indecenti e via dicendo.

Più di una ricerca dimostra che i nickname e l'anonimato favoriscono gli atteggiamenti irresponsabili, mentre nei siti in cui le persone sono registrate con nome e cognome si tende ad esprimere le proprie idee in maniera pacata e civile.

L'errore sta nella volontà di "proteggere il diritto di una persona di sapere chi c'è dietro a un messaggio su Internet" chiedendo a tutti un documento di identità come se la Rete fosse un ufficio comunale. In effetti è  l'unico modo che ci viene in mente per sapere con certezza se Mario Bianchi sia lo pseudonimo di Elena Re Garbagnati oppure il vero signor Mario Bianchi.

Sempre nell'ambito di questo progetto, i siti che consentono alla pubblicazione di commenti dovrebbero fornire numero di telefono e/o indirizzo email per ricevere le richieste di rimozione "pubblicati in modo ben visibile in tutte le sezioni in cui vengono inviati commenti". Da nessuna parte però si prevede l'obbligo di identificazione per coloro che chiedono la cancellazione di contenuti anonimi. 

Più che un progetto per affrontare e risolvere in modo maturo un problema serio, questo sembra un tentativo maldestro e anacronistico di gestire Internet come se fosse il giardinetto di casa: entra solo chi è invitato, si deve camminare solo sulle passatoie per non rovinare le aiuole e via dicendo. Questo non è Internet.

Il problema dei commenti maleducati c'è, e i siti seri fanno un gran lavoro di moderazione per favorire scambi di idee sani e costruttivi. Si può chiedere un maggiore impegno, ma il numero di carta d'identità quando ci si connette in Rete proprio no. Per fortuna gli esperti in materia hanno già detto che difficilmente questa trovata diventerà legge.