Sony Cyber-shot DSC-HX7V - Sul campo

Test - Recensione di tre compatte tuttofare che hanno adottato sensori Back-Side Illuminated.

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a cura di Tom's Hardware

Sony Cyber-shot DSC-HX7V - Sul campo

La compatta Sony ha una impostazione molto "giapponese" nella gestione delle modalità di scatto e delle funzioni relative: ce ne sono molte, diverse già sulla ghiera di selezione principale, e molto orientate a un utilizzo super-semplificato della compatta (anche se poi per capire come funzionano è indispensabile leggere il manuale). 

In quest'ottica vanno valutate funzioni come lo scatto automatico quando viene rilevato un sorriso nell'inquadratura o come la modalità Defocus, in cui la compatta rielabora lo scatto sfuocando artificialmente lo sfondo rispetto al soggetto in primo piano. Al netto di modalità "divertenti" come la generazione guidata di immagini panoramiche o 3D, nell'uso normale ci troviamo di fronte a due modalità completamente automatiche, più le classiche Program (P) e Scene (SCN) e la più rara Manuale (M).

I modi "full auto" sono denominati Intelligent Auto e Superior Auto. Nel primo il processore della HX7V analizza l'inquadratura, decide quale modalità Scena è la più indicata e la imposta automaticamente. Il secondo dovrebbe portare a immagini migliori perché la compatta esegue non uno ma più scatti consecutivi della stessa scena, con impostazioni diverse, che poi il processore d'immagine combina per arrivare al risultato finale; anche in questo caso le scelte vengono effettuate dalla fotocamera senza che noi possiamo variare nulla. Il più delle volte la modalità Superior Auto ha l'effetto di recuperare i dettagli delle zone in ombra quando l'inquadratura è molto contrastata, combinando più scatti con esposizioni diverse.

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Per chi vuole più controllo la scelta è tra la modalità Program e quella Manuale. In Program possiamo lasciare alla macchina il calcolo dell'esposizione ma intervenire su tutti i parametri di scatto, con le possibilità interessanti di eseguire un bracketing di tre scatti con esposizioni diverse (da 0,3 a 1 EV), compensare l'esposizione calcolata (da -2 a +2 EV) e impostare manualmente il bilanciamento del bianco. Durante le fasi di scatto le impostazioni principali sono a portata di un tasto, tranne la regolazione della sensibilità ISO, e a schermo è possibile avere un'ampia mole di informazioni (compresi l'istogramma in tempo reale della distribuzione della luminosità per l'inquadratura).

Meglio ancora nella modalità Manuale, dove il pulsante centrale della ghiera serve a passare tra sensibilità ISO, valore di apertura e tempo di scatto mentre la ghiera stessa serve a impostare questi parametri (le altre regolazioni disponibili sono le stesse della modalità Program). In modalità Manuale manca però una qualsiasi indicazione di esposizione corretta o di quanto le nostre impostazioni ne siano lontane; per capirlo bisogna guardare lo schermo e valutare la qualità dell'inquadratura oppure premere a metà il pulsante di scatto: se l'esposizione non è corretta l'indicatore EV lampeggerà. Un po' poco, segno che per la HX7V l'esposizione Manuale non è considerata una modalità di uso frequente.

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Individuato il modo per noi migliore di usare la Cyber-shot, le soddisfazioni ci sono. Il contributo positivo portato dal sensore CMOS BSI è evidente in quanto a contenimento del rumore: fino agli 800 ISO le foto mostrano pochissimi segni di rumore e solo nelle aree non illuminate direttamente delle inquadrature in interno scattate senza flash; a 1.600 ISO gli scatti sono ancora tranquillamente accettabili; a 3.200 ISO il rumore sarebbe ancora relativamente contenuto, il problema diventa paradossalmente l'intervento eccessivo del filtro anti-rumore.

Il funzionamento di quest'ultimo risponde probabilmente a una logica conservativa che vuole evitare il rumore a tutti i costi, ma il rovescio della medaglia è che le immagini JPEG prodotte dalla HX7V sono mediamente morbide nei dettagli. Non abbiamo tra l'altro la possibilità né di regolare l'intensità del filtro stesso né tantomeno di scattare in formato RAW, per gestire la qualità dell'immagine anche in post-produzione.