Comprare in digitale significa farsi prendere per il naso?

Fa discutere il caso di Amazon che toglie a un utente film che aveva comprato.

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a cura di Andrea Ferrario

Editor in Chief

Compri un film di Natale, anzi una raccolta, e pensi di vederli ogni anno quando arriva il periodo giusto. Ma il DVD si rovina tutte le volte; per forza, quando ci sono i bambini di mezzo è praticamente inevitabile. Finalmente la modernità ci porta la soluzione! Lo compro in digitale è non ci penso più, i ragazzi non potranno più buttarlo in giro e graffiarlo. Ah! Che padre fantastico!

Sarebbe bellissimo, certo, se non fosse che poi arriva il periodo delle feste, apri la tua libreria di Amazon (che vende anche film digitali in USA) ed ecco l'amara sorpresa: i film che vuoi vedere, quelli che i tuoi figli stanno chiedendo da ore, non ci sono. È successo a Bill, un lettore di Boing Boing - il blog dello scrittore, saggista ed editorialista Cory Doctorow (ancora senza traduttore in Italia).

Il fatto è che Disney si è riservata il diritto a trasmettere in esclusiva certi film in certi periodi. Loro vogliono spremere il più possibile da abbonamenti e noleggi, ma il cliente se l'era comprato, era suo. Suo, come mio, tuo; aggettivi e pronomi che dovrebbero indicare possesso e proprietà, ma le cose non stanno così. Non possediamo più, nemmeno quando clicchiamo sul tasto Compra.

"Amazon mi ha dato un credito molto generoso per guardare qualcos'altro, riconoscendo che è una politica schifosa (quella di Disney, NdR)", ha commentato Bill sul blog di Doctorow, ripreso poi dal Guardian. Ma un risarcimento, anche uno generoso, non cambia la realtà: Amazon e i suoi partner hanno il diritto di riprendersi quello che ci hanno venduto in qualsiasi momento.

Un PR dell'azienda, dopo qualche ora, ha spiegato a una reporter del Wall Street Joiurnal che "è stato un problema temporaneo ora risolto. I clienti non dovrebbero mai perdere l'accesso ai loro acquisti Amazon Instant Video". Insomma si è trattato ufficialmente di un bug.

"Certo, Disney è stupida e cattiva nel fare questo", commenta lo stesso Doctorow sul suo blog, ricordando però che la responsabilità è di Amazon, che ha reso possibile quest'assurdità.

"Questo è ciò che abbiamo cominciato negli anni '70, quando iniziammo a usare il termine proprietà intellettuale (IP) invece di copyright o monopolio. Se la proprietà è di Disney per sempre, allora non sarà mai una tua proprietà, anche se lo compri. E dato che la IP è in ogni cosa, dai frullatori alle auto allo yoga, non c'è nulla che potrai mai possedere".

Doctorow descrive un quadro desolante ma realistico nel quale tutti noi, come consumatori non siamo altro che "affittuari di terre altrui, un portafogli ambulante per un proprietario alla ricerca di profitti passivi" Lavoriamo per mangiare, per pagare l'affitto e per tutto, solo per vedercelo portato via secondo i capricci del proprietario e padrone di turno.

Insomma, quello di Amazon sarà anche un caso isolato, un incidente, uno sgradevole malinteso che non dovrà mai più ripetersi. Possiamo raccontarcela come vogliamo, ma siamo sicuri che il passaggio dai beni fisici a quelli digitali non ci stia spedendo in una nuova forma di medioevo? E se le cose stanno davvero così, non sarà più intelligente comprarsi i DVD o i Blu-Ray, restando attaccati al buon vecchio oggetto fisico?

Infine, alla luce del fatto che comprare qualcosa in digitale non significa possederlo davvero, non diventa più difficile criticare la pirateria? Non c'è il rischio di sembrare un po' ipocriti?