Con Jurassic Park i dinosauri italiani non hanno più segreti

Grazie a un drone e a tecniche cinematografiche messe a punto per Jurassic Park gli scienziati italiani sono riusciti a studiare l'impronta del più grande dinosauro bipede mai documentato in Italia.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Chi l'avrebbe detto che Jurassic Park avrebbe aiutato i ricercatori ad esaminare impronte di dinosauro in Italia, e che la tecnologia odierna potesse mettere in contatto diretto il Cretaceo con il 21mo secolo, meglio di una macchina del tempo? È quello che è successo in Abruzzo, sul Monte Cagno, grazie al lavoro dei ricercatori dell'INGV e dell'Università La Sapienza di Roma.

cs impronte dinosauro 1

Una storia che inizia tra 125 e 113 milioni di anni fa, quando dinosauri teropodi (bipedi prevalentemente carnivori), camminavano sulle terre emerse che poi sarebbero diventate il nostro Paese, affondando nel fango o accucciandosi sulle superfici calcaree. Fra i segni del loro passaggio uno in particolare è protagonista di questa storia, un'impronta lunga ben 135 centimetri, che viene avvistata casualmente nell'estate del 2006.

Il problema è che è rimasta impressa su una superficie calcarea, quasi verticale, situata a oltre 1900 m di quota. Una posizione che è raggiungibile solo in assenza di neve (quindi nei mesi estivi e autunnali) con un'escursione di circa due ore partendo dal paese di Rocca di Cambio in Provincia de L'Aquila. Una condizione che rende molto difficili le analisi e gli studi.

Per riuscire nell'intento si è dovuti ricorrere alla tecnologia, ed è qui che l'Università La Sapienza è arrivata in soccorso dell'INGV con una soluzione che di Cretaceo non ha nulla: un drone con una macchina fotografica digitale. Il progetto è partito nell'estate 2015 e non si riduce certo a qualche etto di tecnologia volante.

Come ha spiegato Fabio Speranza, Primo Ricercatore del Laboratorio di Paleomagnetismo dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, a fare la differenza è stato l'impiego "dell'innovativa tecnica della fotogrammetria digitale, che ha consentito di ricostruire un modello tridimensionale accurato a partire da semplici immagini fotografiche. Grazie a questa tecnica, che ha avuto origine in ambiente cinematografico (per il film Jurassic Park appunto) è stato possibile lo studio dettagliato delle impronte della parete subverticale, riportandole in ambiente virtuale facilmente analizzabile al computer".

Per una datazione più precisa poi sono stati prelevati campioni delle impronte e degli strati immediatamente soprastanti e sottostanti. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Cretaceous Research (Elsevier) ed è di grande importanza perché arricchisce il panorama delle impronte di dinosauro presenti nel nostro paese, dando informazioni sugli animali che "passeggiarono" sulle spiagge italiane del Cretaceo e sui loro comportamenti. Una su tutte: l'impronta studiata "costituisce la testimonianza del più grande dinosauro bipede che sia mai stato documentato in Italia fino a oggi", come ha puntualizzato Speranza.

Jurassic Park 3D 09

Qui la zampa!

Il record come sempre fa scena, ma non è tutto. Forse non tutti sanno che è grazie allo studio di queste tracce che si compone (e si evolve di continuo) la nostra cultura circa la geografia dell'area mediterranea nel Mesozoico (tra 200 e 65 milioni di anni fa). Paolo Citton dell'Università La Sapienza di Roma puntualizza che "le orme testimoniano scenari di ripetute migrazioni di dinosauri dal continente Gondwana (che riuniva Africa, Sud America, Antartide, India e Australia) alle piattaforme carbonatiche dell'area mediterranea (un ambiente simile alle Bahamas di oggi). Passaggi che erano resi possibili da variazioni del livello marino, processi a scala globale che hanno luogo in tempi molto lunghi sul nostro Pianeta".

Processi che sono impercettibili su un tempo ristretto, ma che su larga scala possono produrre localmente emersione delle terre e stabilire nuovi collegamenti, o interromperli durante una successiva risalita relativa del livello marino.