Confessioni dallo Spazio: tensione a 28mila km l'ora

Parmitano racconta in prima persona le passeggiate spaziali: la paura e la bellezza della Terra dallo Spazio.

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a cura di Elena Re Garbagnati

"Quando vai nello spazio sai che stai andando in un ambiente estremo e rischioso, di cui non sei  assolutamente padrone" è così che ha espresso i suoi sentimenti Luca Parmitano nella prima conferenza con la stampa italiana dalla sede romana dell'Agenzia Spaziale Europea.  Con la sua partecipazione alla missione Volare, ha sottolineato in conferenza, "da oggi in poi l'Italia siederà al tavolo internazionale dell'esplorazione dello spazio".

"Il bello di esplorare un ambiente completamente sconosciuto è che molte domande ti vengono dopo" ha osservato ripensando alla sua prima passeggiata spaziale. "Lo spazio non è semplicemente buio, c'è una totale assenza di luce". Ed è difficile non pensare all'avaria della tuta spaziale, di cui ha parlato a lungo, svelandone anche i motivi.

Parmitano in passeggiata spaziale

Secondo gli esperti della NASA, spiega, si è verificata un'avaria meccanica irreversibile nella tuta dovuta a un guasto della pompa che separa il flusso dell'acqua da quello dell'aria. "È  emerso che tutti e otto i buchi si erano otturati e che quindi  hanno reimmesso l'acqua nel circuito di ventilazione a partire dal casco. Per questo motivo all'interno del mio casco si era formata una sfera d'acqua che mi ha ricoperto completamente il viso, isolando ogni percezione sensoriale".

Detta così è una cosa, ma nel suo racconto in prima persona ha tutta un'altra emozione: "quando il sole è tramontato non riuscivo più a comunicare ne' a vedere nulla, nemmeno le maniglie alle quali afferrarmi, non sapevo quanta acqua sarebbe entrata nel casco ed ero disorientato. L'acqua, che intanto aveva raggiunto il naso, restava immobile quando cercavo di muovere la testa. Cercavo nella mente di stabilire una sequenza di cose da fare, un piano d'azione".

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Ma il ricordo delle passeggiate spaziali non si ferma a quello, perché altre emozioni, stavolta positive, sono state molto più forti: quando era agganciato sul braccio robotico della Stazione Spaziale si è reso conto "improvvisamente di essere l'uomo più lontano dalla superficie terrestre e che il braccio robotico era l'unico collegamento con tutto ciò che conosciamo, con sei miliardi di persone e 10.000 anni di storia".

E la Terra dallo Spazio com'era? "Di uno splendore caldo e radiante. Se ci pensi troppo a lungo, potrebbe sopraffarti. Sapevo che ero sospeso sulla prua di un'astronave che viaggiava a 28.000 chilometri l'ora. Non potevo distrarmi, ma ho voluto registrare tutto, con ogni cellula di me: freddo e caldo, luce e buio, felicità esuberante e tensione emotiva''.