Consenso ai cookie: parte il Regno Unito, poi l'Italia?

Sabato è entrata in vigore in Inghilterra la Legge Cookie, che impone ai siti di ottenere il consenso informato degli utenti per poter salvare cookie sui PC. L'ente di sorveglianza ha però chiarito che la data non era ferrea, quindi se pochi si sono aggiornati non è un problema, non ci saranno multe. Anzi, è accettato persino il consenso implicito.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Da sabato tutti i siti online nel Regno Unito dovrebbero ottenere il "consenso informato" da parte dei visitatori prima di salvare i cookie sui loro computer, in conformità alla normativa europea entrata in vigore il 25 maggio. È solo questione di tempo, prima o poi ci arriveremo anche in Italia, quindi tanto vale capire bene cosa stanno facendo oltre la Manica.

La nuova norma, volta ad affrontare problemi di privacy derivanti dall'uso crescente di cookie che tracciano le abitudini di navigazione degli utenti, prevede in buona sostanza che i visitatori debbano dare consenso esplicito alla memorizzazione di cookie, verosimilmente cliccando su finestre pop-up che compaiono in sovraimpressione durante la normale navigazione.

La Cookie Law entra in vigore nel Regno Unito

Probabilmente in molti non capiranno il perché della proliferazione dei pop-up, dato che stando a un sondaggio di Ipsps MORO l'84% dei consumatori online di età compresa tra 16 e 64 anni sa cosa sono i cookie, ma solo il 24% è a conoscenza della nuova legge.

La BBC precisa che i proprietari di siti web che non si adeguino alla nuova normativa rischiano multe fino a 500mila sterline, ma sembra che gli enti preposti alla vigilanza cercheranno un approccio più morbido. Dave Evans, responsabile ICO (Information Commissioner's Office), ha infatti spiegato che "fino ad ora, sono stati solo contattati i siti che sono stati segnalati per spiegare loro in dettaglio come si devono comportare".

La scorsa settimana il Governo di sua maestà ha ammesso che la maggior parte dei siti non è ancora conforme alle nuove norme, ma l'ICO ha precisato che quella di questo fine settimana non era la data ultima per adeguarsi, ma solo un tentativo di aiutare le aziende a riflettere sul loro uso dei cookie. Questa mancanza di chiarezza è stata oggetto di proteste, soprattutto perché non sarebbero state fornite "istruzioni e linee guida chiare" dall'ICO.

Un esempio di pop-up per il consenso all'uso di cookie

Il problema è che pochi vogliono essere i primi a mettere in pratica la normativa, perché alcune soluzioni sembrano innervosire i navigatori e allontanarli dai siti, come ha spiegato Tim Gurney, amministratore delegato di Wolf Software, un'azienda che aiuta i siti web a conformarsi alla normativa. Secondo Evans la mancanza di direttive chiare è voluta, perché consente ai siti web di interpretare le regole senza scontentare il proprio pubblico e il design del sito.

Aspettavamo con curiosità di capire l'applicazione pratica della normativa europea sulla privacy per vedere cosa ci aspetta in un prossimo futuro, ma in realtà ci sembra che al momento nel Regno Unito prevalga il caos. Come precisato da ZDNet, pochi giorni prima del 26 maggio l'ICO aveva aggiornato il proprio orientamento affermando che il "consenso implicito" è da ritenersi sufficiente.

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Mettendosi in apparente contrasto con la norma comunitaria, infatti, sembra che l'ente statale britannico abbia sostenuto che l'uso continuato di un sito web o di un'applicazione implica che l'utente acconsente ai cambiamenti, trasferendo la responsabilità del consenso all'utente, anziché al proprietario del sito. Insomma, non lamentiamoci troppo dei pasticci all'italiana, a quanto pare quelli all'inglese non sono da meno.