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a cura di Redazione Diritto dell’Informatica

Prova a pensarci: ti è mai capitato di vedere un video di un content creator, youtuber o streamer Twitch che non contenesse nemmeno una canzone, una foto, uno spezzone di un film, insomma, un contenuto non ideato da lui, ma da qualcun altro? Eppure, proprio in relazione a questa pratica diffusissima, sono ad oggi innumerevoli i casi di strike, ovvero quei casi in cui, a causa di presunte violazioni del diritto d’autore, il creator viene “sanzionato” da Youtube, che gli può negare, ad esempio, la possibilità di monetizzare o anche solo pubblicare contenuti. Allora, la domanda da farsi è: quando e a quali condizioni è possibile utilizzare un’opera di terzi, senza incorrere in uno strike, o, più in generale, in sanzioni?

Ti segnaliamo il nostro nuovo video che tratta proprio di questa tematica:

https://www.youtube.com/watch?v=amBVx9njqsg

Cosa dice la legge sull’utilizzo di contenuti altrui

In Italia, la disciplina in materia di diritto d’autore è dettata dalla legge 22 aprile 1941, numero 633 “Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio”, nota ai più come legge sul diritto d’autore. La legge sul diritto d’autore garantisce all’autore di un’opera creativa dell’ingegno «appartenente alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro ed alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione» una serie di diritti, che possiamo distinguere in diritti di utilizzazione economica e dei diritti di carattere morale.

I primi consistono nel diritto dell’autore di sfruttare economicamente la propria opera e di percepire un compenso per l’utilizzazione della stessa; si tratta di diritti ai quali il soggetto può rinunciare e che possono essere ceduti. I diritti morali, invece, consistono nel diritto dell’autore dell’opera di rivendicare la paternità della stessa e sono inalienabili: il che significa che, anche in caso di trasferimento della proprietà dell’opera, il suo autore continuerà comunque ad avere il diritto ad essere riconosciuto come tale.

Inoltre, è importante non fare confusione con l’anglosassone copyright, che, nonostante le due espressioni siano spesso utilizzate come sinonimi, è cosa ben diversa. Il copyright, infatti, a differenza del diritto d’autore, garantisce esclusivamente diritti patrimoniali e si acquista solamente con il deposito dell’opera: se ti abbiamo incuriosito e vuoi scoprire di più su copyright e diritto d’autore, puoi leggere questo articolo.

Utilizzare un’opera protetta dal diritto d’autore è possibile?

Ma arriviamo al nocciolo della questione: quando è possibile utilizzare un’opera di qualcun altro?

Anche qui, bisogna guardare alla legge sul diritto d’autore, il cui articolo 70 stabilisce che è consentita la riproduzione, la citazione o il riassunto di brani di un’opera, quando finalizzati a:

  • critica o discussione, a condizione che non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera da parte dell’autore;

  • insegnamento o ricerca scientifica, purché l’utilizzo non abbia fini commerciali.

In più, sempre per uso didattico o scientifico e senza scopo di lucro, è possibile pubblicare su internet immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, comunque nel rispetto di determinati limiti di carattere quantitativo individuati tramite regolamento del Ministero per i beni e le attività culturali.

Quando invece ci si trovi al di fuori di uno dei casi appena richiamati per utilizzare l’opera è necessario prima ottenere il consenso dell’autore dell’opera originaria e rispettarne i diritti. Per alleggerire questo onere, negli ultimi anni, sono state elaborate ulteriori eccezioni a tale principio. Oggi è quindi possibile fare a meno del consenso preventivo quando:

  • l’opera utilizzata abbia subito delle modifiche tali da dare vita a un’opera autonoma, nuova, originale;

  • l’uso dell’opera abbia lo scopo di stravolgerne il significato per scopi parodistici o caricaturali (per capire questa eccezione, ti basterà pensare ai meme).

Cos’è il Copyleft? Quando è possibile utilizzare liberamente opere altrui?

Il modello delineato dalla legge italiana sul diritto d’autore non è, comunque, l’unico possibile. Al contrario, date le sempre maggiori esigenze di diffusione delle opere e delle informazioni sul web, ormai da tempo si sta assistendo alla nascita di istituti che intendono proprio favorire la loro circolazione.

Ci riferiamo in primo luogo al c.d. copyleft, il cui nome, creando un chiaro gioco di parole con il termine copyright, ne chiarisce da subito la differente finalità. La dicitura copyleft, infatti, è solitamente accompagnata dall’indicazione “no rights reserved” (nessun diritto riservato), a testimonianza della volontà dell’autore dell’opera di consentire al pubblico di utilizzare, riprodurre e/o modificare l’opera in questione.

A metà strada tra copyright e copyleft troviamo poi le Licenze Creative Commons, che nascono proprio con lo scopo di favorire le esigenze di velocità, diffusione, innovazione e creatività legate al mondo di internet. Infatti, come abbiamo già visto, i contenuti protetti dal diritto d’autore non potrebbero circolare online se non con l’autorizzazione preventiva dell’autore, il che rallenterebbe fortemente il processo di crescita e diffusione di contenuti sul web.

Invece, proprio grazie all’impiego di una licenza Creative Commons, è possibile, per l’autore di un’opera, permetterne la diffusione senza necessità di acconsentire ogni volta e, allo stesso tempo, tutelarsi, fissando in anticipo limiti di condivisione e di utilizzo del contenuto.

In base alle possibili combinazioni di diritti e condizioni previste, esistono sei diversi tipi di licenze che, a condizioni più o meno stringenti, autorizzano allo svolgimento di diverse attività: potranno essere concesse la distribuzione, la modificazione e/o la creazione di opere derivate dall’originale, addirittura ammettendo (o legittimamente negando, secondo la volontà dell’autore), il fine di lucro.

YouTube, la celeberrima piattaforma di Google, non ha certo bisogno di presentazioni. Abbiamo già chiarito nell’introduzione perché le sue pratiche siano così rilevanti nell’ambito della tutela del diritto d’autore. Da un lato, infatti, i creator possono usare contenuti di terzi per arricchire i propri video, e dall’altro, quando il creator confezioni un contenuto originale, frutto di ore e ore di lavoro e destinato, magari, ad essere monetizzato, avrà tutto l’interesse di vedersi riconosciuta la paternità dell’opera e di tutelare i propri diritti.

E in effetti YouTube ha nel tempo dimostrato di essere molto attenta al tema, offrendo ai suoi utenti vari strumenti che, all’occorrenza, consentono di rivendicare i propri diritti su un contenuto caricato sulla piattaforma. Sebbene l’intento sia certamente apprezzabile, si tratta di strumenti che producono conseguenze gravi sui creator che ne diventano destinatari e che presentano, proprio per questo, vari profili problematici. Ma vediamo innanzitutto di che strumenti si tratta.

Tutti gli utenti di YouTube che ritengano di essere vittime di una violazione di copyright possono fare ricorso ad un modulo per la richiesta di rimozione dei contenuti che violano il copyright; se la richiesta va a buon fine il video viene rimosso e, al suo posto, sarà visibile il nome del titolare del diritto. Ma non finisce qui: dopo l’approvazione della richiesta, il Copyright Match Tool di YouTube inizierà a scansionare i contenuti della piattaforma per cercare corrispondenze con il video segnalato.

Gli utenti che si trovano in una posizione particolarmente rilevante, ovvero quelli «in possesso dei diritti esclusivi di una parte consistente del materiale originale che viene spesso caricato dalla community dei creator di YouTube», possono poi ricorrere a Content ID, strumento efficacissimo, in quanto in grado di rilevare automaticamente le violazioni. Con Content ID, si può fornire alla piattaforma un database di contenuti coi i quali i video caricati su YouTube saranno automaticamente confrontati. Nel caso in cui vengano rilevate delle corrispondenze, le conseguenze potranno essere, in base alla volontà del titolare del copyright:

  • il blocco della visione del video;

  • la sua monetizzazione, grazie alla pubblicazione di annunci;

  • il tracciamento delle statistiche relative alle visualizzazioni.

Cos’è uno strike e cosa comporta?

Dopo aver visto cosa è possibile fare in caso di una sospetta violazione, guardiamo adesso all’altra faccia della medaglia, cioè alle conseguenze che una richiesta di rimozione ha in capo al segnalato. Quando viene inviata una richiesta di rimozione valida, infatti, il destinatario della stessa riceve un avvertimento, che conoscerai probabilmente con il termine strike.

La ricezione del primo strike obbliga il segnalato a completare il programma Scuola di copyright di YouTube, finalizzato a far conoscere al creator le regole del diritto d’autore e le modalità di attuazione delle stesse su YouTube.

La gravità dell’avvertimento, tuttavia, aumenta nel caso in cui la violazione di ripeta: al ricevimento di tre strike, infatti, l’account YouTube e i canali associati del presunto responsabile saranno eliminati, così come tutti i video caricati sul canale. Come se non bastasse, non sarà possibile, per l’utente, crearne di nuovi.

Come difendersi dagli strike di YouTube?

Tutto questo significa che chiunque potrebbe segnalarti e tu potresti trovarti da un giorno all’altro senza il tuo canale, senza possibilità di far valere le tue ragioni? Ovviamente no: vediamo subito cosa fare in situazioni del genere.

Innanzitutto, ti ricordiamo che è possibile dalle impostazioni del proprio canale YouTube, ottenere informazioni dettagliate sul reclamo ricevuto. Dopodiché, le azioni possibili tramite la piattaforma sono fondamentalmente tre:

  1. attendere che il reclamo, dopo 90 giorni dalla sua istaurazione, scada, senza che ciò sollevi dall’obbligo di completare il programma “Scuola di copyright”;

  2. se ritieni che il reclamo sia infondato puoi chiedere, direttamente all’utente che lo ha inoltrato, di ritirarlo;

  3. se, invece, credi che la segnalazione sia stata inviata per errore, o che l’utilizzo del contenuto è lecito perché, ad esempio, rientra nei casi di c.d. fair use, è possibile inviare una “contronotifica” a Youtube, chiedendo di ripristinare il contenuto.

La contronotifica verrà anche inoltrata al reclamante, che dovrà rispondere entro 10 giorni, eventualmente provando di aver intrapreso le azioni legali necessarie ad impedire che il contenuto sia nuovamente reso disponibile.

Dalla gravità delle conseguenze che abbiamo visto, appare evidente la delicatezza della questione, soprattutto nei casi – sempre più frequenti - in cui le piattaforme vengano usate come strumenti per fare business.

Di ridefinire il ruolo che le piattaforme online devono avere nella partita tra libertà della rete e tutela del diritto d’autore, si è recentemente occupata la c.d. Direttiva Copyright (Direttiva UE 2019/790, di cui abbiamo già parlato qui). La direttiva ha aumentato le responsabilità delle piattaforme come YouTube, ovvero di tutti quei soggetti che si occupano di memorizzare e rendere accessibili grandi quantità di contenuti coperti da copyright, ed è stata, proprio per questo, oggetto di molte critiche, soprattutto da parte delle associazioni che si occupano della promozione della circolazione libera della cultura e delle informazioni.

Le nuove regole, che sono state attuate nel nostro Paese lo scorso dicembre, prevedono che per consentire l’accesso alle opere protette, le piattaforme dovranno prima avere un’autorizzazione dai titolari dei diritti; in mancanza di tale autorizzazione, saranno ritenuti responsabili per gli atti non autorizzati di comunicazione al pubblico e di messa a disposizione del pubblico, a meno che siano in grado di dimostrare di aver compiuto i massimi sforzi per ottenere l’autorizzazione, per impedire che i materiali venissero resi disponibili, e per rimuoverli o disabilitarvi l’accesso.

Muoversi nell’intricato mondo della tutela del diritto d’autore, delle licenze e delle regole delle grandi piattaforme non è affatto facile, soprattutto per chi voglia dedicarsi professionalmente alla creazione di contenuti online. Se hai dei dubbi, o se vuoi evitare sanzioni, ti consigliamo di affidarti a dei professionisti: ti segnaliamo il nostro partner Studio Legale FCLEX, che nella persona dell’Avvocato Giuseppe Croari,  saprà certamente guidarti nella creazione del tuo business online.