Corte Strasburgo: chi trolla va censurato o scatta la multa

La Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo prende posizione sulla responsabilità online di siti web e lettori che commentano.

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a cura di Dario D'Elia

I commenti offensivi o diffamatori postati dai lettori online sono di responsabilità del sito web che li ospita? No, direbbe il buon senso e un minimo di conoscenza delle leggi vigenti. Eppure la Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo non la pensa esattamente così.

In sintesi la Corte ha stabilito che un sito Internet di informazione può essere ritenuto responsabile soprattutto se i lettori godono della condizione di anonimato permessa dall'uso di nickname. "È una sentenza con degli aspetti tecnici che andrebbero ben analizzati prima di arrivare a determinate conseguenze. Bisogna capire quali effetti pratici potrebbe avere sul mondo del Web", conferma cautamente l'avvocato IT Fulvio Sarzana a Tom's Hardware.

Troll online senza responsabilità?

Per capire come si è giunti a questo epilogo è bene concentrarsi sull'intera vicenda che vede protagonista il più grande portale di notizie estone, Delfi.

Nel gennaio 2006 pubblicò un duro articolo dal titolo "SLK Destroyed Planned Ice Road" che riguardava i danni provocati dalla compagnia di traghetti AS Saaremaa Laevakompanii alle strade di ghiaccio che collegano l'Estonia a una serie di isole.

Tra il 24 e il 25 gennaio 2006 i commenti dei lettori raggiunsero quota 185 e almeno una ventina potevano essere definiti di carattere diffamatorio. Il 9 marzo del 2006 gli avvocati della AS Saaremaa Laevakompanii non solo chiesero la rimozione dei post offensivi ma anche una compensazione per i danni di immagine pari a 500mila kroons (circa 32mila euro).

Il portale Defi decise di rimuovere i commenti offensivi nel rispetto della normativa vigente, ma il 23 marzo fece sapere che non avrebbe provveduto al pagamento dei presunti danni. Dopodiché la compagnia di traghetti avviò una causa civile. In primo grado la Corte riconobbe le ragioni del portale, sottolineando le differenze di responsabilità nei confronti degli articoli pubblicati e dei post dei lettori - come riporta l'Information Society Services Act.

Delfi, un portale di notizie

La Corte di Appello giunse a considerazioni finali completamente diverse e rimandò la questione a un nuovo processo di primo grado. Nel giugno del 2008 la Corte di Harju evidenziò come il sito avesse pubblicato un regolamento online che prevedeva la moderazione e l'eventuale rimozione di commenti inappropriati. 

La responsabilità finale quindi era del sito. I commenti all'articolo risultavano poi volgari e diffamatori. Venne comminata una sanzione di 320 euro. Nel secondo Appello la condanna venne confermata poiché il portale non poteva essere considerato solo un intermediario che tecnicamente ospitava commenti, ma un fornitore di servizi di contenuti.

Nel giugno 2009 la Corte Suprema riconobbe che a un content provider non si può applicare la disciplina sul commercio elettronico dei service provider e quindi le responsabilità sono quelle ordinarie di un soggetto che genera un danno attraverso la sua attività.

"Il numero dei commenti aveva effetto sul numero delle visite del portale e sul fatturato pubblicitario", si legge nella cronistoria pubblicata dalla Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. "Quindi l'azienda aveva un interesse economico per i commenti". Il fatto che fossero scritti dai lettori, secondo la Corte Suprema, era secondario. Ecco quindi il diritto della compagnia di navigazione di chiedere eventuali danni di immagine all'editore.

Tutto questo poteva profilarsi come una violazione della libertà di espressione? La Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo entrando nel merito della vicenda ha detto di no.

In sintesi ha ritenuto che la responsabilità del portale, anche sui commenti, è giusta. Il controllo potenziale sui post è considerevole, considerati gli strumenti a disposizione. Semplicemente l'editore ha deciso di non intervenire. Anche la scelta di mantenere esplicitamente anonimi i lettori è figlia di una scelta editoriale. "Si deve ritenere che i gestori del sito si siano assunti una certa responsabilità per quanto pubblicato dai lettori", sottolinea la sentenza della Corte di Strasburgo. Ecco il motivo per cui "appare sproporzionato imporre alla parte lesa l'onere dell'identificazione degli autori dei commenti".