Cos'è una Smart Gun? Perché in Italia non se ne parla?

Le Smart Gun sono una nuova linea di armi personali che grazie alla tecnologia RFID o al riconoscimento di impronte dovrebbero ridurre il rischio di incidenti e abusi. In pratica il possessore viene abilitato all'uso solo se dispone di un trasmettitore abbinato oppure se le sue impronte sono state registrate dall'arma.

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a cura di Dario D'Elia

Negli Stati Uniti da tempo le Smart Gun sono protagoniste assolute del dibattito sul controllo delle armi. Si tratta di un nuovo tipo di pistole (per lo più) capaci di identificare il possessore in alcuni casi univocamente e quindi di conseguenza disabilitarne l'uso nel caso finiscano in mani sbagliate.

Lo stesso nome "Smart Gun" è stato registrato da Mossberg, uno dei colossi del settore con volumi di affari di decine di miliardi di euro. Il suo primo modello è un fucile a pompa che può essere usato solo ed esclusivamente se si indossa uno specifico anello RFID. L'interruzione del dialogo wireless disabilita l'arma.

Armatix iP

La pistola più famosa del settore invece si chiama Armatix iP ed è prodotta da una piccola azienda tedesca. Anche in questo caso c'è un chip RFID ma invece di un anello viene usato un orologio. Armatix sta lavorando anche a un sistema capace di comprendere la differenza tra un bersaglio di carta – tipico dei tirassegno – e uno reale.

Un'altra opzione è quella di farsi modificare la propria pistola con uno scanner di impronte digitali realizzato da Kodiak Industries: in questo caso l'integrazione avviene direttamente nell'impugnatura all'altezza del dito medio.

Kodiak Industries

In pratica tutte le aziende del settore hanno in programma lo sviluppo di Smart Gun, ma l'opinione pubblica statunitense è spaccata.

Da una parte è evidente che questi sistemi sono in grado di limitare i rischi di uso improprio, soprattutto se armi e strumenti di attivazione vengono tenuti in posti diversi. Con il riconoscimento di impronte poi la sicurezza dovrebbe essere praticamente massima.

I maggiori oppositori però sostengono che un sistema elettronico nel momento del bisogno – si parla di difesa - potrebbe fallire. A parte eventuali problemi tecnici bisogna considerare che la batteria interna dovrebbe essere tenuta carica ed efficiente.

Un'altra considerazione, non banale, è che una Smart Gun potrebbe trasmettere anche un senso di falsa sicurezza. Gli avvocati di Violence Policy Center per altro sostengono che invece di investire milioni di dollari nello sviluppo di queste armi si potrebbe fare di più sulla prevenzione e i programmi educativi. Dopodiché l'idea è che una Smart Gun probabilmente non attirerà nuovi clienti, ma continuerà a interessare a coloro che già ne posseggono di tradizionali.

In Italia non si parla di Smart Gun, ma forse sarebbe il caso considerando anche che la stessa Commissione UE le considera degne di nota sia per la sicurezza che per la lotta al traffico illegale.