Costituzione 2.0 per gli islandesi: la scrivono i cittadini

L'Islanda ha detto sì al referendum sulla Costituzione 2.0. Il lavoro è iniziato nel 2011 grazie all'apporto della cittadinanza. L'obiettivo è sostituire la vecchia Carta del 1944, fortemente ispirata a quella dell'ex dominatore danese.

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a cura di Dario D'Elia

L'Islanda adotterà una Costituzione 2.0, quindi basata sull'apporto collaborativo di tutta la cittadinanza digitale. Il referendum sulla specifica bozza di legge ieri ha riscosso più di 158 mila sì, superando di fatto il quorum. Nei prossimi mesi i 25 cittadini comuni prescelti sfrutteranno gli strumenti social per elaborare un documento che possa sostituire la Carta del 1944. L'idea è quella di consentire a tutti gli islandesi di esprimersi sulla questione, rimarcando la storica indipendenza dalla Danimarca.

La premier Johanna Sigurdardottir

Il dibattito sulla Costituzione 2.0 è partito nel 2011, poco dopo il crack finanziario che ha investito le banche dell'isola. Lo spirito danese della Carta non è mai piaciuto, ma è solo con la vittoria dei Social Democratici (e la coalizione dei Verdi) che l'argomento è diventato caldo. Gli islandesi volevano chiudere con un periodo storico e guardare oltre il dopoguerra.

Ecco quindi la decisione di istituire una commissione di 25 saggi che possa fare buon uso dell'apporto social della cittadinanza. Per sottolineare la distanza tra la Terra del Ghiaccio e il vecchio stivale basta ricordare che gli abitanti sono solo 318 mila, di cui il 95% con connessione broadband.

La bozza della Costituzione è già in stadio avanzato grazie ai 3600 commenti e 370 suggerimenti ricevuti via Facebook, Twitter e YouTube in poco più di un anno. Il Parlamento islandese ha deciso che era giunto il momento per il voto nazionale. Ieri il paese ha detto sì alla Costituzione virtuale: sarà trasformata in Carta alla fine dei lavori.

"Le proposte della commissione costituzionale sono miglioramenti importanti per le future forme di governo del Paese. Se queste proposte devono diventare la base per una nuova Costituzione? Rispondo sì, senza esitazioni", ha dichiarato pochi giorni fa la premier socialdemocratica Johanna Sigurdardottir. Di diverso avviso l'opposizione di centrodestra che preferirebbe una maggiore responsabilità del Parlamento sulla questione.