Creati i circuiti stampati che si sciolgono in acqua calda

Il problema dei rifiuti elettronici è sempre più rilevante e per questo il National Physical Laboratory, insieme a due partner, ha sviluppato un PCB che si può dissolvere in acqua e che consente di recuperare il 90 percento dei componenti elettronici utilizzati.

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a cura di Manolo De Agostini

Il National Physical Laboratory (NPL), insieme ai partner In2Tec Ltd (UK) e Gwent Electronic Materials Ltd, ha sviluppato un PCB (printed circuit board) da cui è possibile rimuovere i componenti elettronici tramite una semplice immersione in acqua calda.

La ricerca è parte del progetto ReUSE (Reuseable, Unzippable, Sustainable Electronics), sostenuto dal governo inglese e volto a risolvere il problema dei rifiuti creati dall'industria elettronica.

I dati dicono infatti che oltre 100 milioni di "unità elettroniche" vengono scartate ogni anno nel Regno Unito. Si stima che circa l'85% di tutti i PCB inutilizzati vada in discarica e che il 70% di questi sia privo di metalli facilmente riciclabili.

Aumentare la riciclabilità dell'elettronica è quindi uno dei modi per bloccare la crescita esponenziale di questo tipo di rifiuto e, tra l'altro, potrebbe essere anche un buon modo per contenere i costi di produzione. I partner del progetto hanno così concepito, sviluppato e testato un PCB composto da una serie di strati polimerici non comprimibili.

Questa struttura, seppur capace di resistere a stress termici e di umidità, è in grado di dissolversi in acqua calda (non è nota la temperatura). Basterebbe quindi una rapida immersione in acqua calda per consentire a un'azienda di rimuovere i componenti usati e recuperarli per altri scopi (come mostrato nel video qui sotto).

"Questa tecnologia rivoluzionaria permette di riusare il 90% della struttura originaria", hanno affermato i ricercatori. La soluzione si presta inoltre alla creazione di soluzioni elettroniche rigide, flessibili e 3D, consentendo all'industria di perseguire nuove filosofie di progettazione.

Anche in Italia il problema dei RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) è serio, tanto che sono in atto politiche per facilitare la raccolta del materiale elettronico e raggiungere l'obiettivo stabilito da una recente direttiva europea: 45 tonnellate di RAEE per ogni 100 tonnellate di nuovi apparecchi elettronici immessi sul mercato entro il 2016.