Crisi industriale dell'hi-tech: in Italia a rischio 120mila posti

In tutta Italia i settori dell'elettronica, telecomunicazioni e informatica sono in allarme: si parla di 159 vertenze che potrebbero mettere a rischio 120mila posti di lavoro. Tantissimi i casi: da Italtel a Alcatel-Lucent.

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a cura di Dario D'Elia

L'industria italiana dell'elettronica, telecomunicazioni e informatica versa in grave difficoltà e la lista delle aziende in crisi si fa sempre più lunga. Sarà bene prepararsi a un 2014 fatto di piani industriali che prevedono esuberi. La battaglia sindacale sta per iniziare.

Si parte con Italtel che vanta 1300 dipendenti in tutto il paese, per lo più concentrati nello stabilimento di Castelletto a Settimo Milanese. La dirigenza punta a tagliare i costi del lavoro rivedendo il contratto aziendale e indicando almeno 330 esuberi. "La azienda vuole arrivare ad un'intesa al Mise (Ministero per lo Sviluppo Economico) per uscite volontarie. L'8 gennaio è previsto un incontro presso l'Assolombarda", commenta il sindacato.

Alcatel-Lucent prevede 585 esuberi su 2mila addetti. In ballo c'è il trasferimento negli Stati Uniti delle attività di ricerca e sviluppo svolte da 350 addetti a Vimercate. Il 17 gennaio è previsto un incontro al Mise.

Esuberi

Micron ha annunciato 200/300 esuberi su 700 lavoratori di Catania e Agrate. Nel mese di gennaio è previsto un incontro tra le parto sociali.

LFoundry ha 1400 lavoratori ex Micron in contratti di solidarietà fino all'agosto 2014 ma secondo quanto riferito dai sindacati, la società non ha liquidità e rischia di non avere le risorse per anticipare le competenze.

Ciet è in amministrazione controllata e rischia il fallimento; i lavoratori a rischio sono più di 300.

Sirti, specializzata in appalti telefonici, ha chiuso la trattativa sugli esuberi con i contratti di solidarietà; resta aperta la partita sui contratti aziendali. Ad Alpitel rischiano il licenziamento collettivo 110 lavoratori.

Stm vive nell'incertezza anche a causa dell'ipotesi privatizzazione. Jabil di Caserta ha intenzione di licenziare la metà dei lavoratori, cioè 350, che già sono in cassa integrazione; è stato aperto un tavolo al Mise ma ancora non si intravedono soluzioni.

Schneider di Rieti è a rischio chiusura per la decisione della proprietà di spostare la produzione in Bulgaria; nei primi mesi dell'anno i lavoratori dovrebbero lavorare dai 2 ai 3 giorni al mese.

Complessivamente si stima che in Italia il segmento tecnologico abbia almeno 159 vertenze, con rischi per l'occupazione di 120mila unità.