Darty chiude: i megastore sono davvero alla frutta?

Darty ha deciso di chiudere ogni attività in Italia. I 20 negozi del Nord Italia passeranno al concorrente Trony, così come il personale. Solo i 105 impiegati della sede centrale avranno un percorso di formazione e di ricollocamento esterno.

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a cura di Dario D'Elia

Darty dice addio all'Italia. La catena di elettrodomestici ed elettronica di consumo ha deciso di cedere tutti i suoi negozi alla concorrente Trony (Gruppo DPS) e salutare tutti. "La decisione è stata maturata dall'azionista di maggioranza che, a fronte di un'approfondita analisi condotta da esperti finanziari, ha valutato il modello di business di Darty incompatibile con il mercato locale e con i comportamenti d'acquisto italiani e per questo inadatto ad avere successo nel nostro Paese", si legge nella nota aziendale.

Addio Darty

La holding inglese KESA Electricals PLC ha detto basta perché le perdite dei prossimi tre anni erano state stimate in 45 miliardi di euro (dato forse errato, la fonte è comunque La Stampa, NdR). Troppo per 20 negozi sparsi nel Nord Italia, dal Piemonte al Veneto. La buona notizia è che l'uscita avverrà con fare più garbato di quanto ci abbia abituato la cronaca: il personale dei negozi sarà assorbito dalla società DPS, mentre i 105 impiegati della sede centrale Darty di Paderno Dugnano avranno un percorso di formazione e di ricollocamento esterno.

Lo scorso autunno è successo qualcosa di simile alla catena Fnac che in Italia vanta 8 negozi e circa 600 addetti. Sul filo di lana la holding Pinault-Printemps-Redoute ha trovato un accordo per la cessione al fondo di investimento Orlando Italy Management. Anche in questo caso si parlava della difficoltà di raggiungere gli obiettivi economici prefissati.

Di fatto in Italia si sta assistendo a un corto circuito della grande distribuzione organizzata. La clientela è in calo, la crisi economica riduce i consumi, tutti rimandano gli acquisti o approfittano dei vantaggi del commercio elettronico. Alla fine si va al mega-store solo per vedere e toccare con mano gli oggetti del desiderio, magari si approfitta delle mega-offerte speciali ma niente di più.

"Le difficili condizioni macroeconomiche e le misure di austerità da intraprendere in Italia fanno pensare ad un ulteriore limitazione della domanda nel corso dei prossimi anni", sottolinea in un recente report UBS. La previsione di perdite da qui al 2016 è infatti di circa 45 milioni di euro per il settore consumer.

Tanto vale adeguarsi: o i mega-store verranno trasformati in veri show-room con personale super-competente oppure il loro destino è segnato.