Data center nello Spazio: il cloud non è più l'ultima frontiera

Una startup californiana ha intenzione di costruire data center nello Spazio per risparmiare corrente e migliorare la gestione dei dati. Le trasmissioni andrebbero affidate a un nuovo metodo di trasmissione proprietario.

Avatar di Elena Re Garbagnati

a cura di Elena Re Garbagnati

Lo Spazio sta aprendo prospettive sempre più ampie in moltissimi settori e iniziano a sbocciare le idee più disparate. Se Elon Musk progetta connessioni a Internet satellitari, perché non portare nello Spazio anche i datacenter? L'idea è venuta a Lance Parker di ConnectX, una startup di Los Angeles che vuole letteralmente spedire server fisici nello Spazio e creare una rete di server-satelliti in orbita. La trasmissione dei dati da e verso stazioni di terra avverrebbe utilizzando un nuovo metodo capace di aumentare notevolmente la larghezza di banda rispetto alle connessioni cablate.

satellite

Il punto di partenza è interessante: il cloud computing così com'è adesso secondo Parker è insostenibile. Fino al 2002 sono stati prodotti a livello mondiale cinque exabyte (cinque miliardi di gigabyte) di dati; oggi la stessa quantità viene generata in circa 10 minuti. La tecnologia di storage non tiene il passo della crescita esponenziale dei dati, inoltre i data center assorbono fino al 10% dell'energia elettrica mondiale.

Mettere i server nello Spazio risolverebbe questi problemi. Primo perché i data center si potrebbero alimentare con la radiazione solare. Secondo perché l'assenza di gravità o la micro gravità permetterebbe ai dischi fissi di operare con meno resistenza. Inoltre il freddo dello Spazio sarebbe sufficiente da solo per raffreddare i server. Un'idea che potrebbe rivoluzionare il nostro modo di memorizzare, trasmettere e analizzare le informazioni.

Prima di farvi prendere dall'entusiasmo però riflettete un momento. Come gli appassionati sapranno lo Spazio è un ambiente difficile. Mantenendo le attrezzature nell'orbita terrestre bassa (LEO) si beneficia di una buona schermatura dai raggi cosmici, però le sonde e i sistemi informatici restano comunque esposti a livelli significativamente elevati di radiazione cosmica.

data center

Data center

Si può usare hardware comune ma con qualche problema. Ricordiamo che molti dei componenti elettronici in uso nei datacenter, come per esempio le memorie, possono avere problemi in presenza di radiazioni spaziali.

Ce ne aveva parlato in dettaglio Massimo Violante, del Dipartimento di Automatica e Informatica del Politecnico di Torino, nell'interessante intervista Grazie all'Italia i satelliti europei avranno i supercomputer, in cui ci aveva spiegato quali sono le tecnologie adatte a lavorare nello Spazio. Un aspetto importante, perché uno dei requisiti sine qua non di un prodotto per datacenter è l'affidiabilità.

In secondo luogo ConnectX intende alimentare la server farm in orbita usando enormi impianti solari. L'idea è intrigante, ma la costruzione di un impianto solare spaziale su larga scala come mezzo di alimentazione di un datacenter non è mai stata testata.

In sostanza l'idea è buona, il sistema di trasmissione dati è interessante e i costi di spedizione degli oggetti in orbita sono scesi, quindi potrebbero anche essere sostenibili. La sensazione però è che per l'applicazione pratica bisognerà aspettare ben più del 2017 quando dovrebbe avvenire il primo lancio di test.