Davvero Telecom non ha spiccioli per il broadband?

Gli azionisti di Telecom Italia, ASATI, criticano la scelta della dirigenza di lasciare a Metroweb lo sviluppo della fibra nel paese. Il presidente dell'associazione si domanda come sia possibile che il colosso italiano, controllato dal gotha della finanza Italiana, non abbia soldi da investire su un fronte così strategico.

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a cura di Dario D'Elia

Gli azionisti Telecom di ASATI hanno paura che Metroweb possa scalzare l'ex-monopolista nello sviluppo di una rete in fibra nazionale. Effettivamente l'ultima uscita dell'amministratore delegato Vito Gamberale ha preso in contropiede un po' tutto l'ambiente TLC.

"In attesa di conoscere nel più breve tempo possibile il nuovo piano industriale di Telecom Italia sulla NGN, vorremmo evitare che qualcuno inizi a preparare un progressivo e silenzioso outsourcing della rete fissa magari conferendo a Metroweb, con calma, la rete in rame per procedere così al sempre vituperato spezzatino telefonico che non solo mortifica la professionalità, il know-how e mette a rischio i dipendenti (come hanno dimostrato tutte le operazioni di outsourcing) ma danneggia, ovviamente, tutti gli azionisti di minoranza di Telecom Italia", si legge nell'ultimo comunicato ASATI.

Che ne dici Bernabé? Ok, abbiamo capito

Archiviato definitivamente il Tavolo Romani, il presidente esecutivo Telecom Bernabè e Gamberale sembrerebbero aver individuato una strategia alternativa per lo sviluppo broadband. "Penso a tante piccole Metroweb locali, per esempio in città come Bergamo, Brescia, Genova o Piacenza, dove entreremo in trattativa con le utilities del posto", ha spiegato Gamberale. "Tenga conto che c'è anche tutta la fibra di Iren, la società derivante dalla fusione tra Iride (le municipalizzate di Genova e Torino) e l'emiliana Enìa. Partiremo con un lento shopping. Vorrei riuscire a costituire un paio di società all'anno. Sarebbe un buon risultato".

Le prime aree a godere di questo trattamento "di favore" sarebbero quelle economicamente vantaggiose: Milano per prima raggiungendo con la fibra ottica circa 750mila utenze.

ASATI non ci sta e rilancia. "Per collegare attraverso tecnologia mista FTTH/GPON (fibra a casa) e FTTC (fibra al marciapiede) i 4 milioni di utenti delle principali 12 città italiane occorre un investimento di circa 2 miliardi da realizzare nei prossimi 3-4 anni".

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"Dal momento che quello in ballo è un progetto indispensabile per lo sviluppo del Paese e fondamentale per il ruolo domestico di Telecom Italia, è possibile che Telecom Italia, controllata dal gotha della finanza Italiana Telco (i cui azionisti capitalizzano più di 120 miliardi di euro in borsa e cioè un terzo di tutta Piazza Affari) non trova l'argent de poche (spiccioli NdR) per promuovere un investimento di questa portata - la cui redditività minima sarà almeno del 7-8% - diluito in più anni?", si domanda il presidente Asati Franco Lombardi.

La risposta forse è piuttosto complicata. Certo è che immaginare Telecom bussare alle porte delle Banche per farsi sostenere nello sviluppo di una NGN sembra difficile. Tanto più che il giorno dopo Governo, OLO e Antitrust potrebbero arrivare a bussare alla porta: qualcuno per ottenere la cabina di regia, altri per fare valere ogni diritto legato alla libera concorrenza.

Forse l'ex-monopolista preferisce mandare avanti la pilotina-Metroweb così da poter ormeggiare in porto il proprio transatlantico con la massima sicurezza e tranquillità.