De Benedetti: Google parassita, vive alle nostre spalle

Il presidente del Gruppo Editorial l'Espresso parla di Google come un'azienda di successo, da invidiare, ma che vive come un parassita sui contenuti di altri senza condividere i ricavi pubblicitari. Avverte: c'è bisogno di un modello di sharing dei guadagni in stile iTunes.

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a cura di Manolo De Agostini

Google è un parassita. Carlo De Benedetti, il Presidente del Gruppo Editoriale l'Espresso, non usa mezze misure per inquadrare l'attività della casa di Mountain View. "Il motore di ricerca non può vivere da parassita, raccoglie 400 milioni di pubblicità senza fornire alcun prodotto, ma veicolando i nostri contenuti, non può continuare a trarre un profitto colossale dai nostri contenuti, è assurdo e non esiste. Loro stessi lo hanno capito, ma fanno una certa resistenza". Tema peraltro già portato all'onore della cronaca dallo stesso De Benedetti in passato (De Benedetti è per l'informazione a pagamento, noi no!).

Il presidente del Gruppo Editoriale l'Espresso non nasconde però di "provare ammirazione e una certa invidia per chi possiede Google" e punzecchia anche le aziende che operano nel settore delle telecomunicazioni che "fanno soldi sui dati. Noi gli diamo il traffico e loro non dicono neanche grazie: e dovrebbe essere un grazie sentito. Il deve essere questo: non si può prendere e usare una cosa senza pagarla".

Carlo De Benedetti

Quale è la ricetta per cambiare la situazione? Applicare, a grandi linee, l'esempio iTunes. "Deve essere assicurato il principio dello sharing, si tratta di capire quale sia quello giusto. In futuro le news saranno gratuite, perché sono commodities: si pagheranno invece i commenti". Non ideale, secondo il presidente, la via intrapresa dal New York Times di fare pagare le notizie.

De Benedetti ha inoltre parlato dell'avventura dei nuovi dispositivi per accedere ai contenuti, come i tablet PC. "Sono stati 16mila gli utenti che hanno scaricato la copia dell'Espresso sull'Ipad: è vero che era gratuita, ma anche quando sarà a pagamento, cioè tra poco, il numero sarà significativo".

Per concludere un accenno alla banda larga. "Serve un investimento colossale perché le autostrade dell'informazione sono più importanti di quelle fisiche". Purtroppo né lo Stato né le aziende telefoniche sembrano intenzionati, secondo De Benedetti, a investire. Una via d'uscita però potrebbe essere data dal ricorso alla "fiscalità generale o a quella flessibile come i Cip6 nell'ambito energetico, al fine di attivare fondi per investimenti nella fibra ottica. Qui si vede se c'è lo Stato on non c'è lo Stato. Da noi purtroppo è debole".

Il discorso di De Benedetti è certamente interessante, ma già in passato abbiamo sollevato i nostri dubbi. "Se per rendere sostenibili le attività online dei quotidiani cartacei bisogna tassare provider e Google, non è forse come chiedere l'ennesimo sovvenzionamento? Questa volta ai cittadini della Rete?".