Deep Web: viaggio avventuroso al centro della Rete

Si chiama Deep Web, Web sommerso o Web invisibile ed è una dimensione di Internet affascinante e misteriosa. L'e-book "Deep Web. La rete oltre Google: Personaggi, storie e luoghi dell'internet profonda" di Carola Frediani è un viaggio nel mondo dei trafficanti, hacker, cracker e dell'antagonismo più underground.

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a cura di Dario D'Elia

Che cos'è il Deep Web? Secondo Wikipedia "è l'insieme delle risorse informative del World Wide Web non segnalate dai normali motori di ricerca". Ma per chi è veramente curioso e vuole sapere di più di questo affascinante mondo sotterraneo consigliamo la lettura dell'e-book "DEEP WEB - La rete oltre Google: Personaggi, storie e luoghi dell'internet profonda". Lo posso consigliare perché l'ho personalmente divorato, complimentandomi poi quasi istantaneamente con l'autrice Carola Frediani. È una brava giornalista di inchiesta con il dono della "penna".

Deep Web

Nel suo e-book racconta della cattura di Dread Pirate Roberts (aka Ross Ulbricht), il presunto fondatore e proprietario di Silk Road – il più popolare negozio del Deep Web specializzato in droghe. Poi dei quotidiani frequentatori dell'Internet profondo: hacker, cracker, mercanti, libertari. Ma c'è spazio anche per Tor e chi si batte per la libertà di informazione.

Ad ogni modo non aspettatevi il classico saggio per addetti ai lavori o il racconto fiction in stile televisivo. Qui c'è una giovane cronista che osserva e racconta i fatti, con "leggerezza" e senza manierismi.

DEEP WEB - La rete oltre Google: Personaggi, storie e luoghi dell'internet profonda
DEEP WEB DEEP WEB

Ecco l'intervista...

Carola Frediani, prima di parlarci del tuo libro, perché non ti presenti?

Sono una giornalista con una formazione umanistica che a un certo punto ha iniziato a occuparsi di tecnologia, internet, cultura digitale. Ho lavorato prima alla Totem di Franco Carlini (pioniere della Rete, cofondatore del quotidiano Manifesto, autore del libro cult, almeno per la mia generazione, Chips&salsa), poi ho co-fondato con altri colleghi una agenzia giornalistica indipendente, Effecinque.org.  In questo momento scrivo per testate come Wired Italia, L'Espresso, Il Secolo XIX, ma anche le americane TechPresident.com e DailyDot.com

Quando hai iniziato a pensare di scrivere un libro sul Deep Web e perché?

Mi occupavo già da due anni di hacktivismo, e ho semplicemente iniziato ad allargare le mie esplorazioni. Mi interessava il mondo del mercati neri alla Silk Road, ma più ancora il tipo di persone che li popolavano o che lavoravano alle tecnologie sottostanti. Poi quando c'è stato l'arresto del presunto boss di Silk Road, Ross Ulbricht, lo scorso ottobre, ho capito che avrei voluto scriverne in modo più approfondito di qualche articolo giornalistico.

Carola Frediani

Chi ti ha aiutato in questo progetto di esplorazione? Hai avuto mai timore di mettere a rischio la tua privacy o la sicurezza del tuo PC? Un ficcanaso magari non è ben visto.

Non ho avuto consulenti particolari che mi hanno aiutato, ma ho incontrato molte persone online, utenti di tutti i tipi che mi hanno dato dritte o consigli. Questo è un tratto distintivo non solo del mondo hacktivista ma anche di quello più confinante col cybercrimine del Deep. Le persone disposte a perdere un po' del loro tempo per dare una informazione o un aiuto a uno sconosciuto sono più di quante si immagini. E i giornalisti non sono così mal visti come si pensa, specie se mostrano un interesse duraturo nell'argomento e non un atteggiamento mordi-e-fuggi.

In quanto alla paura di mettere a rischio la privacy o sicurezza del mio PC, beh, quella ce l'ho ogni giorno da tre anni! Però sinceramente più che per la mia privacy o i miei dati, la mia preoccupazione è che tramite me si possa risalire a una delle mie fonti. Per questo prendo molte precauzioni, una fra tutte: non ho mai tenuto i log delle chat, ma salvavo di volta in volta solo quello che mi poteva servire. Non è una decisione semplice per un giornalista: sai quante volte ho chiuso il PC alle 2.00 di notte dimenticandomi di salvare una frase, un indirizzo, un dato? O quante altre volte avrei voluto avere una copia di conversazioni durate ore? Niente, scorre tutto via, ed è un bene che sia così (a meno che qualcuno non mi abbia messo un Trojan nel pc nel qual caso la copia ce l'hanno loro)

Il Web profondo è uno spazio di illegalità oppure si trova di tutto come in una qualsiasi dimensione underground?

Si trova di tutto in un gran miscuglio di persone e di idee, e questo è l'aspetto che personalmente ho trovato più affascinante. Si trova anche molta gente interessata alla crittografia, alla privacy, alla decentralizzazione della rete, insieme a idee libertarie, contrasto a forme di censura, e protezione di whistleblower (gole profonde, NdR.), fonti o attivisti in Paesi non democratici grazie all'anonimato forte delle darknet.

Silk Road

Quali sono stati i siti o i servizi che ti hanno colpito di più?

I black market alla Silk Road sono sicuramente sorprendenti, a partire dalla loro efficienza (considerato che lì sopra tutti i soggetti si muovono nell'anonimato) e dalla capacità di innovare tecnologicamente. Tra l'altro ora in molti stanno lavorando a mercati online decentralizzati, P2P, che in teoria sarebbero molto difficili da chiudere. Una volta che la tecnologia è sviluppata può essere usata per molte cose diverse, non necessariamente per vendere armi o droga online. A me interessano le implicazioni sociali della tecnologia, l'aspetto "scabroso" del fatto che si può comprare della droga in rete mi interessa poco. A parte che la si trova ovunque anche per strada...

La dimensione estrema (pedoporno, malavita, droghe pesanti, armi, etc.) di questo spazio è facilmente accessibile oppure alla fine anche lì bisogna andarsela a cercare?

Droghe e armi si trovano facilmente e questo è un dato di fatto. Ci saranno una ventina di mercati "noti" dove acquistare o vendere. Siti pedoporno purtroppo ce ne sono, anche se, secondo alcuni studi, come quello della Cornell University, meno di quanto si pensi. Però andare a imbattersi veramente in chi traffica materiale pedopornografico, o armi e droga in quantità, è molto più difficile. Ci sono livelli diversi di profondità anche nel Deep. Come conferma un recente articolo pubblicato su DailyDot i pedofili sono stati marginalizzati sempre di più, negli ultimi tempi. Nel contempo hanno preso delle contromisure per cautelarsi da intrusi e forze dell'ordine, chiedendo ai membri delle proprie comunità di caricare ampie quantità di materiale illegale per poter accedere.

Nel libro parli di Silk Road, il negozio della droga chiuso in autunno dall'FBI e poi riaperto da ignoti. Che idea ti sei fatta dell'arresto del presunto gestore?

Quella è una vicenda molto interessante, e nel mio libro cerco di spiegare perché. Non so se Ross Ulbricht sia davvero il fondatore e boss di Silk Road, certo il suo profilo non è quello di un boss di un cartello della droga. D'altra parte l'accusa sembra avere molti indizi contro di lui. Se diamo per buona questa ipotesi vuol dire che ci troviamo di fronte a un fenomeno nuovo, in cui mercati di questo tipo sono creati da giovani "di belle speranze", imbevuti di cultura tech, hacker e open source, con un forte credo in idee libertarie, che vanno dall'anarchismo classico fino all'anarcocapitalismo. Ci sarebbe da fare uno studio di storia delle idee solo su questo aspetto. Avessi il tempo lo farei subito...

E di Anonymous che ne pensi? Dalle prime azioni sembra che qualcosa sia cambiato. Sono ancora attivi?

Sì, sono ancora attivi, anche se mi pare che, anche in seguito a una repressione dura da parte delle autorità e a una infiltrazione pesante, il movimento sia meno forte di qualche tempo fa. Di sicuro è meno visibile sui media. Molti della vecchia guardia forse si sono spostati a lavorare su software o su progetti specifici più che su attacchi o campagne.

Ma d'altra parte è un movimento imprevedibile e multiforme per sua natura, quindi chissà. In ogni caso Anonymous va visto in relazione con una serie di altri fenomeni più o meno concomitanti: WikiLeaks, Bitcoin, the Pirate Bay, la crescita del Dark Web ma anche OccupyWallStreet o gli Indignados e la "tecnopolitica" spagnola. È come se tutto a un tratto le condizioni sociali e tecnologiche fossero maturate e avessero dato vita a fenomeni che non sono certo del tutto coincidenti, ma che tuttavia, pur avendo molte differenze, sembrano provenire da una matrice comune. Lo stesso album di famiglia in qualche modo.

Tra i primi, a mio avviso, a prefigurare la nascita di Anonymous (e di altri movimenti tecnopolitici) sono stati Manuel Castells e Tomás Ibáñez in "Dialogo su anarchia e libertà nell'era digitale", scritto nel 2006.

Dialogo su anarchia e libertà nell'era digitale
Dialogo su anarchia e libertà nell'era digitale Dialogo su anarchia e libertà nell'era digitale

"Esiste una base tecnologica per la mobilitazione autonoma e, al tempo stesso, siamo in presenza di un modo di funzionare della società come rete di relazioni interindividuali, che in definitiva consente l'esperienza della libertà e la relazione tra libertà condivise", scrivevano in tempi non sospetti. Ad ogni modo quel libretto di Castells e Ibáñez è prezioso e illuminante in generale, lo consiglio caldamente.

D'altra parte Julian Assange, proprio nel suo ultimo libro When Google Met WikiLeaks, parla della "radicalizzazione della generazione cresciuta con internet", della "educazione politica di persone inizialmente apolitiche ma con conoscenze tecniche". Credo che in questa analisi ci sia del vero, anche se quanto e come ciò possa incidere effettivamente sulla società è tema di dibattito.

Hai individuato qualche legame tra Datagate e Deep Web?

Il legame c'è eccome. Pensa a come la NSA (National Security Agency) si preoccupava di "bucare" in qualche modo Tor, e come lo considerava una spina nel fianco. Inoltre la consapevolezza di un controllo così vasto della Rete non fa che spingere sempre più persone verso le sue parti più anonime. Infine, ogni volta che un Paese implementa forme di censura (vedi la Turchia quando ha bannato Twitter e YouTube) assistiamo a una impennata dell'utilizzo di Tor.  Ricordo poi che secondo l'ultimo rapporto di Freedom House il livello di libertà della Rete globalmente è in via di riduzione. Sorveglianza, leggi che controllano e filtrano i contenuti web, cause legali e arresti nei confronti di utenti che hanno pubblicato sui social media contenuti che si collocano nella sfera della libertà di espressione.

Un quadro del genere non fa che accrescere l'interesse per le darknet e per Tor. Dico Tor perché, oltre a essere un valido strumento per aggirare filtri, è il software e la rete più nota per l'anonimato, ma ovviamente non è l'unica. Ho trovato molto affascinante anche Freenet, anche se funziona in modo diverso ed è decisamente più di nicchia.

Cosa pensi che succederà nei prossimi anni? L'FBI è davvero riuscita a infiltrarsi nel Deep Web?

Sì, certo, e non solo l'FBI. Malgrado ciò, credo che le darknet continueranno a prosperare, e si ingrandiranno. Come del resto già sta avvenendo.

Dobbiamo avere paura di questa dimensione anarcoide o in fondo è semplicemente come perdersi in un brutto quartiere di notte?

È una dimensione che garantisce un forte grado di libertà di espressione e di informazione. Sì, ci stanno anche traffici loschi e criminalità. Ma quelli non stanno solo nel Deep.