Diagnosi più efficienti e convenienti grazie alla ISS

Un'apparecchiatura sviluppata originariamente per la Stazione Spaziale Internazionale sta permettendo di condurre sulla Terra analisi diagnostiche più veloci, efficienti e a costi più accessibili. Un chiaro esempio di come gli investimenti destinati allo Spazio abbiano ricadute positive sulla Terra.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Un'apparecchiatura di biotecnologia sviluppata per la Stazione Spaziale Internazionale sta migliorando le procedure per le diagnosi mediche sulla Terra grazie a una soluzione di diagnostica conveniente anche su piccola scala. Si tratta di un prodotto IVDs (In vitro diagnostics), che consente di condurre analisi su campioni di sangue umano, urine e tessuti alla ricerca di malattie e infezioni.

Laboratory testing article mob

Si può usare per le diagnosi di diabete, cancro, cardiologia, HIV/AIDS, malattie autoimmuni, test anti-droga, malattie infettive e altro, e consente di avere i dati in maniera rapida ed efficiente. Una risorsa preziosa, considerato che il numero di campioni da analizzare sulla Terra è in rapida crescita e nei laboratori c'è una crescente domanda di apparecchiature automatizzate per i test, capaci di aumentare la produttività, migliorare la qualità delle diagnosi e risolvere i problemi di gestione delle tempistiche, garantendo risultati di alta qualità ma a costi contenuti.

Molti piccoli laboratori utilizzano ancora procedure manuali perché le soluzioni automatizzate disponibili sono troppo costose; l'apparecchiatura progettata per la ISS ha invece costi inferiori. Merito dell'azienda Fujirebio Europa e della belga Verhaert, che dopo essere state coinvolte per anni nei programmi spaziali europei hanno sviluppato un'unità che inizialmente era destinata al laboratorio Columbus sulla ISS, e che si sta rivelando una soluzione accessibile, capace di migliorare la diagnosi delle malattie infettive e dei tumori qui sulla Terra.

Cutaway view of Columbus laboratory article mob

Dovendo operare sulla Stazione Spaziale, e con il poco tempo a disposizione degli astronauti per eseguire gli esperimenti, l'unità originale doveva necessariamente essere un dispositivo automatizzato che richiedesse bassa manutenzione e scarse esigenze di calibrazione. Inoltre, gli esperimenti che vengono condotti nello Spazio avvengono in genere su piccola scala, ma richiedono un alto livello di precisione. In più i dispositivi diagnostici devono saper gestire in maniera accurata sia la temperatura sia il rischio di contaminazione.

Il risultato è stato un meccanismo automatico completamente nuovo per lo svolgimento dei test, che garantisce una maggiore velocità di elaborazione, elimina le esigenze di manutenzione e taratura (quindi abbassa notevolmente i costi di gestione) e sfrutta i reagenti in maniera più efficiente.

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Ad agosto 2015 Fujirebio Europa, basandosi sull'esperienza spaziale, ha proposto in commercio un'apparecchiatura di diagnostica capace di gestire solo 10 strisce IVD alla volta, che sfrutta lo stesso meccanismo di gestione e il dosatore volumetrico sviluppato per i laboratori sulla Stazione Spaziale. L'aspetto interessante è che il livello di precisione è simile a quello delle apparecchiature a elevato throughput (che gestiscono tipicamente 48 strisce), a una frazione del costo.