Disabilità online: l’obbligo di avere un sito web accessibile

Oggi i nostri consulenti legali ci spiegano come siti web e app della pubblica amministrazione siano destinati a cambiare volto: il processo di transizione digitale infatti potrebbe dare un serio contributo anche sulla diffusione di una nuova sensibilità in materia di accessibilità.

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a cura di Redazione Diritto dell’Informatica

Obbligata dalla pandemia, negli ultimi mesi l’Italia – con tutte le difficoltà del momento – ha dato una forte accelerata sul pedale della digitalizzazione
. SPID
, PagoPA e App IO sono solo alcuni esempi di questa tendenza a smaterializzare i rapporti con i cittadini. Peraltro, la diffusione di questi sistemi è stata spesso incentivata dal governo: si pensi, ad esempio, alla necessità di attivare la  SPID per il Cashback o al download del green pass dall’App IO. Certo, le file in farmacia per la stampa del documento cartaceo hanno fatto dubitare alcuni dell’effettiva diffusione di tali innovazioni tecnologiche, ma, se non altro, risulta evidente la maggior attenzione e la tendenza alla virtualizzazione dei rapporti con la pubblica amministrazione. Tutti questi cambiamenti, peraltro, sono stati guidati dal Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione 2019 – 2021, che è intervenuto anche sul tema di cui vorremo parlare con questo articolo: l’accessibilità digitale e il ruolo che, al riguardo, avrà il Responsabile per la Transizione Digitale. Si tratta di un argomento di ampio respiro, che interessa tutti coloro che lavorano su internet e che – si spera - è destinato ad influenzare profondamente la struttura di siti web e app nei prossimi anni.  Ma procediamo con ordine. 

Quando un sito non è accessibile ad un disabile?

Grazie alla Paralimpiadi e, probabilmente, alla valanga di successi degli atleti italiani, in queste settimane le persone con disabilità hanno avuto modo di essere rappresentate più di quanto avvenga di solito nei media tradizionali e online. Le disabilità, tuttavia, costituiscono ancora un grosso problema per molti che – in un modo o nell’altro – si trovano spesso a fare i conti con una società non inclusiva e a portata di tutti. A ciò, peraltro, si aggiunge il fatto che il termine stesso “disabilità” indica, in realtà, una miriade di condizioni diverse fra loro, accomunate in definitiva dal fatto che la persona che ne è portatrice può incontrare problemi – per i più vari motivi – nella vita quotidiana. E tali problemi, inevitabilmente, si ripercuotono anche nel mondo di internet: ad esempio, persone ipovedenti o non vedenti potrebbero non essere in grado di accedere a dei contenuti realizzati solo in forma scritta. Inoltre, potrebbero anche non essere in grado di realizzarne a loro volta con l’uso di normali tastiere. Ancora, chi ha disabilità legate all’uso dell’udito potrebbe aver bisogno di sottotitoli fedeli al contenuto originali, che spesso i generatori automatici non sono in grado di produrre. Si tratta, com’è intuibile, di problemi tutti superabili: screen reader e tastiere braille, ad esempio, potrebbero costituire ottime soluzioni. È necessario, però, anche uno sforzo da parte di chi cura il sito web o l’app: ad esempio, nella scelta delle dimensioni dei caratteri, nell’uso di sigle e acronimi - non sempre facilmente interpretati dagli screen reader – e, in generale, nella struttura e nell’organizzazione dei contenuti. Solo facendo attenzione a tali aspetti, è possibile rendere i propri sistemi informatici in grado di erogare servizi e fornire informazioni fruibili, senza discriminazioni, anche a coloro che necessitano di tecnologie assistive o configurazioni particolari.

Il Responsabile per la Transizione Digitale (RTD)

Com’è intuibile, mano a mano che i servizi della pubblica amministrazione vengono digitalizzati, si fa più pressante anche l’esigenza di rendere app e siti web accessibili a tutti.

Per raggiungere tale obbiettivo, sono state predisposte diverse misure a livello legislativo. Fra queste, vi è anche l’istituzione di una figura che – fra i vari compiti – deve occuparsi anche del “accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici e promozione dell'accessibilità”: il Responsabile per la transizione digitale o R.T.D. (art. 17 del decreto legislativo 82 del 2005).

In particolare, l’R.T.D. dovrà guidare la pubblica amministrazione di riferimento nella compilazione e pubblicazione della “Dichiarazione di accessibilità”. Per tale, s’intende uno strumento attraverso cui le amministrazioni rendono pubblico lo stato di accessibilità di ogni sito web e applicazione mobile di cui sono titolari.  La dichiarazione, per le sole p.a., costituisce un obbligo di legge: è stato previsto, infatti, che la prima Dichiarazione di accessibilità per i siti web avrebbe dovuto essere pubblicata entro il 23 settembre 2020, mentre per le applicazioni mobili entro il 23 giugno 2021. Inoltre, entro il 23 settembre di ogni anno tale dichiarazione dovrà essere soggetta a riesame, al fine di verificare la validità e l’esattezza delle informazioni riportate.

L’importanza dei feedback

Altro elemento molto importante per consentire una sempre maggior attuazione dell’accessibilità è il cosiddetto “meccanismo di feedback”. Come si anticipava prima, infatti, le disabilità non sono tutte uguali: è fondamentale, dunque, che ognuno possa far valere il suo punto di vista, in modo tale da individuare le soluzioni tecniche che rispondano al maggior numero possibile di utenti.

A tal fine, è stato previsto che le p.a. debbano dotarsi di uno strumento digitale, (ad esempio, una mail o un form online) che costituisca la prima istanza attraverso la quale il cittadino possa far prevenire all’amministrazione eventuali difetti riscontrati nei siti web e nelle app, possa avere un riscontro sulle informazioni inaccessibili o possa richiedere un adeguamento dei sistemi informatici a disposizione dell’utenza (si vedano, al riguardo, il punto 7.3 delle Linee guida sull’accessibilità degli strumenti informatici di AGID). 

Come verificare l’accessibilità di un sito web

Come abbiamo visto, la pubblica amministrazione si sta trasformando e, nel farlo, non può permettersi di lasciare indietro nessuno. Anche se non costituisce alcun obbligo di legge, tuttavia, anche i privati farebbero bene a mettersi nello stesso ordine di idee: non solo per un senso di giustizia, ma anche per le opportunità che derivano dall’inclusione e dal coinvolgimento di un numero sempre maggiore di utenti online.

A tal proposito, segnaliamo che H.I.I.S. Lab (Human Interfaces in Information System Laboratory) ha elaborato un tool che consente di verificare lo stato di accessibilità delle proprie risorse online. Nel caso in cui abbiate un sito, vi consigliamo di provarlo: https://mauve.isti.cnr.it/index.jsp. 

Come cambierà la Pubblica Amministrazione?

Alla luce di quanto si è detto, c’è da aspettarsi che prossimamente siti web e app siano destinate a cambiare volto: il processo di transizione digitale della pubblica amministrazione, guidato dal Responsabile per la Transizione Digitale, infatti, potrebbe dare un serio contributo anche sulla diffusione di una nuova sensibilità in materia di accessibilità, non solo nelle fila dei funzionari pubblici, ma più in generale.

Se hai intenzione di anticipare questi cambiamenti, mettendo a norma il tuo sito e rendendolo accessibile, scrivi al nostro studio partner FCLEX, da anni esperto nel settore.