Dischi ottici da 15 terabyte e con costi contenuti da Fujifilm

La giapponese Fujifilm ha messo a punto un metodo che consentirà di realizzare dischi ottici fino a 15 terabyte. Si basa sul fenomeno nell'assorbimento a due fotoni e su un metodo chiamato Heat-mode Recording.

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a cura di Manolo De Agostini

Fujifilm Corporation ha sviluppato un metodo di registrazione che potenzialmente consentirà di realizzare dischi ottici da 15 terabyte al costo di un nastro magnetico. La soluzione adottata dall'azienda nipponica si basa sul fenomeno nell'assorbimento a due fotoni (TPA) e potrebbe essere impiegata in prodotti commerciali, inizialmente da 1 terabyte, nel 2015.

Secondo il sito TechOn l'incremento della capacità, figlio della reazione causata dall'assorbimento a due fotoni, "può essere limitato a una piccola area del punto focale della luce laser", aumentando di conseguenza il numero di strati (layer) registrabili. Diversi altri ricercatori stanno sperimentando la tecnica, ma Fujifilm ha avuto l'idea di combinare questo fenomeno con un metodo chiamato Heat-mode Recording.

Immagine SEM di un punto convesso

Si tratta di una tecnologia che sfrutta un fenomeno attraverso il quale viene causato un cambiamento irreversibile tramite una luce laser a elevata densità energetica con incrementi di temperatura immediati di un'area ridotta sul materiale su cui si vuole registrare le informazioni.

Sul sito nipponico è presente una spiegazione molto complessa del metodo, fatta di punti a forma convessa, resina ultravioletta induribile, materiale adesivo e la gestione di rifrazioni, riflettanza e trasmittanza. A tal proposito Fujifilm afferma di aver usato un materiale in grado di assorbire i due fotoni con un'elevata trasmittanza. La trasmittanza della luce di un prototipo con 20 strati registrati è stata pari dell'87%

Basandosi su questi risultati, l'azienda stima che con 100 strati sarà assicurata una trasmittanza della luce pari a circa il 50%, laddove con gli attuali Blu-Ray a quattro strati questo valore non va oltre il 65%. Fujifilm ha curato anche il processo di produzione del materiale, arrivando a ottimi risultati. "Servono 147 secondi per formare un Blu-Ray con quattro strati. Con il nostro metodo sono necessari solo 58 secondi per formare 8 strati", ha dichiarato l'azienda.

La struttura del materiale capace di assorbire i due fotoni (sinistra) e la variazione della forma convessa a seconda del tempo di irradiazione di una luce laser (destra)

Un disco con un metodo di registrazione basato sull'assorbimento a due fotoni assicurerà tempi di accessi rapidi (10-100 millisecondi) e costi da nastro magnetico. Il problema che al momento frena la commercializzazione del disco è il rapporto di riflettanza contenuto (0,5%) dei segnali di riproduzione, solo a un quarantesimo di quello di un Blu-Ray.

Fujifilm ha infine confermato che sono possibili letture e scritture con codifica 17PP come i Blu-Ray e che "continuerà a sviluppare il disco con l'aiuto dei produttori di lettori ottici". Questo lavoro, che per il momento non ha implicazioni per i consumatori comuni, bensì per il settore professionale, è solo uno dei tanti in corso per migliorare la tecnologia dei dischi ottici.

Scrivere e leggere con codifica 17PP

Solo poche settimane fa abbiamo scoperto che un professore di fisica della Case Western Reserve University (Ohio), insieme a un suo studente, ha creato un'azienda chiamata Folio Photonics punta a realizzare dischi ottici da 1 e 2 terabyte entro un anno. Inoltre non bisogna dimenticare il possibile rilancio della tecnologia olografica (Dischi olografici HVault per archiviare terabyte di dati). 

Insomma, nonostante il concetto di cloud computing ci stia liberando dall'archiviare i dati su supporti fisici, la tecnologia di storage sui dischi ottici ci accompagnerà anche in futuro, forse solo in determinati ambiti, ma comunque sembra destinata a sopravvivere alla rivoluzione digitale almeno per diversi anni a venire.