Dolby Atmos: cos’è e come ascoltarlo

Molto spesso si sente parlare di Dolby Atmos in ambito gaming e cinematografico. In questo articolo vi spieghiamo di cosa si tratta.

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a cura di Andrea Ferrario

Editor in Chief

Il termine “Dolby Atmos” si inizia a sentire un po’ ovunque. Questa specifica audio fino a qualche anno fa era unicamente legata a sistemi audio di fascia alta, ma ora, vista la sua sempre più capillare diffusione, vale la pena capire meglio di cosa si tratta e, soprattutto, dove è possibile veramente avere dei vantaggi e dove, invece, è usata più come “specchietto per allodole” per attrarre  il cliente verso determinati prodotti.

Che cos'è Dolby Atmos?

Per capire bene Atmos, ridefiniamo le basi e capiamo come il sistema si è evoluto nel tempo. Siamo nel campo dell’audio surround, quello che per molti anni è stato dominio dei sistemi 5.1 o 7.1. Questi numeri definiscono i canali, cioè le fonti sonore. Un sistema 5.1 classico è composto da 6 altoparlanti: un canale centrale, quindi un altoparlante che si trova davanti allo spettatore montato frontalmente dove c’è lo schermo della TV o del proiettore; due canali sempre frontali ma posti lateralmente, a destra e sinistra; due canali laterali posteriori; e un sub-woofer per le basse frequenze, presente all’interno della stanza. Un sistema 7.1 aggiunge due ulteriori canali laterali a metà strada, diciamo, tra quelli frontali e posteriori.

La specifica Atmos, di base, aggiunge ulteriori canali, superiori, montati fisicamente nel soffitto. Solitamente in installazioni domestiche dedicate si parla di due o quattro canali, cioè altoparlanti, superiori. Con un’installazione del genere avremo fonti sonore che arrivano da diverse direzioni attorno a noi (davanti, dietro, di lato e da sopra), di fatto immergendoci in una bolla sonora, termine che viene spesso utilizzato quando si parla di Atmos.

Tuttavia, le specifiche non sono definite da questi altoparlanti: infatti, è possibile montare e sfruttare fino a 64 altoparlanti in un’installazione Atmos. In quest'ultimo caso, ci stiamo riferendo ad un'installazione tipicamente usata nelle sale cinematografiche, mentre in un ambiente domestico si è molto più limitati, ma se avete una stanza grande e volete aggiungere ulteriori 2, 4 o più canali, potete farlo.

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Il concetto di posizionamento spaziale, o audio tridimensionale, su cui si basa Atmos è differente rispetto alle specifiche precedenti: infatti bisogna parlare di “audio a oggetti”, “oggetti audio” o “oggetti sonori”. Le tracce vengono interpretate dalle specifiche Atmos e ricreate sotto forma di oggetti. Con un surround classico, quello che solitamente avviene è che i suoni vengono percepiti in differenti direzioni e la funzione principale è sfruttare i vari altoparlanti per spostare un suono da destra a sinistra o da davanti a dietro. Immaginate di guardare il film con un’auto che sfreccia da una parte all’altra dello schermo e l’audio viene fatto passare da un canale all’altro, con un ritardo di riproduzione specifico che comunica la sensazione che l’auto stia arrivando da molto lontano, dalla nostra destra, per poi passare davanti a noi e allontanarsi dalla parte sinistra. La stessa cosa si può dire da davanti a dietro di noi. Inviando i segnali audio con differenti ritardi, e quindi sfruttando tecniche di psicoacustica, i suoni che arrivano alle nostre orecchie sfruttano il modo in cui noi umani percepiamo i suoni e ci permettono di avere questa sensazione di posizionamento e spostamento nello spazio.

Atmos ha le stesse basi, ma non solo permette di avere le sensazioni di spostamento da una parte all’altra, ma riesce a posizionare un suono all’interno dello spazio in maniera precisa. Con un sistema Atmos ben fatto si percepiranno i singoli suoni in una posizione precisa nell’ambiente, perché gli altoparlanti superiori aggiungeranno una terza dimensione.  Per fare questo, gli ingegneri dell’audio che codificano un film, o anche una canzone, hanno a disposizione 128 tracce audio, di cui 118 possono essere utilizzate per questo posizionamento spaziale. In termini di diciture, per indicare un sistema Atmos si utilizza ancora la nomenclatura basata su numeri, come 5.1, aggiungendo un ulteriore punto e numero. Ad esempio, un sistema 7.1.4 indica un impianto con 7 canali posti sull’asse orizzontale (centrale, anteriori, posteriori e laterali), un subwoofer e quattro canali superiori.

Cosa serve per avere Dolby Atmos

Dolby Atmos è una tecnologia molto versatile ed è questo è il motivo per cui trovate questa dicitura ovunque, anche su diverse cuffie. Questo è legato al modo in cui funziona: siccome Atmos si allontana dal concetto basilare di audio multicanale, in cui è necessario avere più fonti audio ben posizionate per passare al posizionamento spaziale, tecnicamente è possibile sfruttare la codifica Atmos, convertirla in audio binaurale e riprodurla anche su un paio di cuffie o un sistema a due altoparlanti di un tablet, ad esempio. Tuttavia, l’effetto non è lo stesso di un'installazione Atmos reale.

Ovviamente dovrete avere una fonte in grado di gestire Atmos, che in un’installazione come si deve solitamente è costituita almeno da un sintoamplificatore che cattura il segnale e lo distribuisce al sistema audio. Tuttavia, potreste abilitare Atmos anche semplicemente su una TV compatibile connessa ad una soundbar connessa tramite eARC, ma in questo caso il sistema funziona diversamente.

I formati

Bisogna fare attenzione a non confondersi, perché Dolby Atmos definisce la tecnologia e non le codifiche audio. “Compatibile Dolby Atmos” vi dice che quel sistema, in termini di hardware o software, è in grado di interpretare le informazioni audio e usarle per sfruttare un sistema Atmos a più canali e posizionare i suoni nell’ambiente. Le informazioni audio sono contenute e codificate nei formati audio, o meglio nei codec audio. Attualmente, sono due i codec audio che possono essere usati per la riproduzione su un sistema Atmos: Dolby TrueHD e Dolby Digital Plus.

Se prendete un Blu Ray o acquistate un film in digitale e volete sfruttare un sistema Atmos, dovete assicurarvi che nelle tracce sonore sia indicato uno di questi due codec. Più nello specifico, il Dolby True HD è quello che offre la migliore qualità, in quanto è un formato lossless, cioè senza perdita di informazioni, mentre il Digital Plus è lossy, quindi con perdita di informazioni.

Ovviamente ci sono varie piattaforme online, tra cui Netflix, che offrono vari film o serie TV compatibili e sfruttabili con Atmos. L’importante è che vi assicurate che tutti i dispositivi che usate all’interno della catena siano compatibili, altrimenti non riuscirete a trarre vantaggio da un’installazione Atmos.

DTS:X, il concorrente

Per completezza di informazioni citiamo anche DTS:X, concorrente di Atmos. Tuttavia, il supporto a DTS:X è inferiore in questo momento rispetto ad Atmos. DTS:X funziona in maniera differente e non necessita di altoparlanti superiori.