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a cura di Alessandro Crea

Secondo un report basato su documenti interni all'azienda, una dozzina di impiegati Google avrebbero dato le proprie dimissioni in segno di protesta nei confronti di Project Maven, il discusso progetto che Big G svilupperà in accordo col Pentagono, al fine di sviluppare un'intelligenza artificiale per i droni militari.

Il contratto aveva sollevato mugugni sin dal primo giorno dell'annuncio, avvenuto a inizio marzo, soprattutto dopo aver scoperto che in realtà l'azienda aveva mantenuto segreta in un primo tempo la collaborazione, discutendola solo in seguito all'interno di una mailing list aziendale. Molti evidentemente si sono sentiti traditi dall'adesione a un progetto non ritenuto etico e le proteste sono partite, con una lettera indirizzata al CEO Sundar Pichai e firmata da ben 3100 impiegati che chiedevano all'azienda di rinunciare all'accordo.

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Il progetto, a quanto pare, sarebbe volto però unicamente a sviluppare una soluzione per l'analisi delle fotografie catturate dai droni e non a creare un'intelligenza artificiale in qualche modo in grado di pilotare un drone, prendendo magari anche decisioni operative. Questa differenza però non è evidentemente bastata a calmare i malumori di molti dipendenti preoccupati per il danno d'immagine che ne conseguirebbe per un'azienda il cui motto è "don't be evil", non essere malvagio. Non è difficile del resto immaginare che comunque l'analisi delle fotografie dei droni militari siano volte a individuare con maggior efficacia obiettivi militari.

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In passato c'è già stato un precedente in realtà, in cui la pressione esercitata dagli impiegati fece cambiare i piani all'azienda: nel 2015, quando fu contestata la decisione di Google di vietare i contenuti sessuali espliciti postati sulla piattaforma Blogger, ma com'è intuibile si tratta di due cose molto diverse. Al momento non risulta infatti alcun commento o alcuna decisione da parte del colosso di Mountain View, che non sembra intenzionato a retrocedere, anzi molti dirigenti, sempre stando alle fonti di Gizmodo, avrebbero tentato in questo lasso di tempo di difendere il progetto, spiegandone le ragioni agli impiegati.

Dalle dichiarazioni rilasciate aGizmodo da uno dei dimissionari però gli scontenti non sembrano intenzionati a mollare, sarà interessante dunque vedere se in un prossimo futuro ci saranno ulteriori sviluppi e di che tipo.