eBook obbligatorio a scuola: il governo cede agli editori

Rinviata di almeno un anno l'obbligatorietà del formato elettronico per i testi scolastici.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Niente obbligo per i libri digitali a scuola. Lo ha deciso il Ministro dell'Istruzione Anna Maria Carrozza, dopo aver incontrato gli editori – notoriamente contrari al progetto voluto dal ministro precedente Francesco Profumo.

"Fermiamo tutto, l'accelerazione impressa all'introduzione dei libri digitali è stata eccessiva, voglio prendere in mano la questione ed esaminarla a fondo. Deponete le armi", ha dichiarato Carrozza, accogliendo così le richieste degli editori: secondo loro l'obbligatorietà dal 2014 era una scelta troppo avventata. Ci vuole più tempo per organizzarsi – e per assicurarsi gli stessi profitti, o magari maggiori.

Anna Maria Carrozza

Gli editori temono che passare al formato elettronico porti a una riduzione dei prezzi, anche quelli del cartaceo; e destava preoccupazione anche la possibilità di dover mandare al macero molti libri già stampati. Sospettiamo, tra l'altro, che anche la pirateria sia uno spauracchio notevole.

Il Ministro ha quindi deciso di prendere tempo: si parla di un rinvio al 2015-2016, un solo anno dopo quello previsto. Basterà a colmare le lacune? Difficile a dirsi, perché oltre alla questione dei profitti per gli editori c'è quella delle infrastrutture: case e scuole hanno bisogno di banda larga e Wi-Fi, affinché il libro digitale possa esprimere tutto il proprio potenziale.

Immancabile la giustificazione pedagogica della scelta, che arriva dal Ministro: "l'accelerazione sui libri digitali non poggiava su alcuna seria e documentata validazione di carattere pedagogico e culturale, così come non sono state valutate le possibili ricadute sulla salute di bambini e adolescenti esposti a un uso massiccio di apparecchiature tecnologiche". Ma secondo l'insolitamente aspro Guido Scorza si tratta di "considerazioni di facciata se non balle. Le uniche vere preoccupazioni degli editori riguardano il loro portafoglio" – lo scrive in articolo che merita la lettura.

È vero che non sappiamo se e quanto l'uso massiccio di tecnologia sia un bene per il processo di apprendimento. Il fatto è che non vale nemmeno la pena di domandarselo: la tecnologia è parte del nostro quotidiano, non si può pensare di lasciarla fuori dalla scuola. Ci si può al massimo impegnare nel trovare il modo migliore di usarla, ma quella è una faccenda di pratica.

Toccherà aspettare (almeno) un altro anno: eppure qualche editore era già a buon punto con l'ammodernamento. Eppure l'OCSE ha già bacchettato l'Italia sulla lentezza con cui stiamo aggiornando la nostra scuola. Il mercato dei libri digitali non fa che crescere, persino nel Belpaese. E questa nostra scuola prima di ogni altra cosa dovrebbe darci gli strumenti per contrastare la crisi, ritrovare competitività e voglia di crescere.

Non si sa se essere più arrabbiati o più delusi, se per l'ennesimo ministro che cancella il (coraggioso) lavoro del suo predecessore, o se per l'ennesima cessione (genuflessione?) agli interessi di una corporazione – che difende i propri leciti interessi.

O ancora potremmo arrabbiarci per l'ennesimo colpo inferto a una scuola già martoriata: gli ebook di certo non la salveranno, ma potrebbero aiutare alunni e insegnanti a sentirsi un po' più moderni, un po' più vicini al resto del mondo: e sappiamo quanto la giusta motivazione possa fare la differenza per chi studia e insegna.

Per non parlare del fatto che – ecco il terrore – qualche famiglia potrebbe persino risparmiare una manciata di euro.