Evadere il Canone Rai è come frodare il fisco, per la legge

Dichiarare il falso per evitare il pagamento del canone RAI espone a sanzioni penali. Non bisogna dimenticare inoltre che è considerato un tributo.

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a cura di Dario D'Elia

Il nuovo canone Rai in bolletta consente l'esenzione dal pagamento nel caso non si disponga di una televisione o altro dispositivo, però bisogna essere cauti perché il modulo dell'Agenzia delle Entrate espone a rischi.

Dichiarare il falso fa incorrere in un reato. "Consapevole che l'articolo 75 del D.P.R. 445 del 2000 punisce la non veridicità delle dichiarazioni rese con la decadenza dai benefici goduti e che in base all'articolo 76 del medesimo decreto le dichiarazioni mendaci, la falsità negli atti e l'uso di atti falsi sono puniti ai sensi del codice penale e delle leggi speciali in materia", si legge nel documento.

canone rai

La legge prevede in caso di condanna una reclusione da 1 a 6 anni per falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale. Insomma, autocertificare all'Agenzia delle Entrate pone responsabilità diverse rispetto a quelle che si avrebbero comunicando a un privato o alla stessa Rai.

Legittimo domandarsi se le pene previste siano spropositate. D'altronde dichiarare il falso per evitare di pagare 100 euro dovrebbe avere un peso diverso rispetto a chi magari evade il fisco.

Il punto chiave è proprio questo. La Cassazione ha stabilito che il canone è un tributo (imposto ex lege) non direttamente correlato alla fruibilità del servizio. L'ordinanza n. 1922/2016 è molto chiara al riguardo: l'obbligo di versamento del canone Rai non riguarda il rapporto contrattuale tra contribuente e televisione pubblica ma "costituisce una prestazione tributaria fondata sulla legge e non commisurata alla possibilità effettiva di usufruire del servizio" (cfr. Cass. n. 24010/2007)".

Come spiega il Dott. Commercialista – Revisore Legale Salvatore Rizzello "assunta la natura giuridica di imposta del canone Rai appariva opportuno e coerente allineare l'impianto sanzionatorio del medesimo a quello di altri tributi".

"La pena è sicuramente troppo severa se rapportata all'importo che il contribuente intende evadere e alla funzione risarcitoria della sanzione, ma d'altra parte è molto affine alla pena prevista per l'ipotesi di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti (Articolo 2 D.Lgs, n. 74/2000  reclusione da 18 mesi a 6 anni)".

In entrambi i casi si vuole colpire "la condotta volutamente fraudolenta del contribuente che non si 'limita' ad un errore oppure omissione, ritenuta insidiosa e pericolosa per l'effettiva applicazione delle norme tributarie". 

Insomma, secondo l'esperto "si è voluto privilegiare la funzione preventiva della sanzione rispetto alle funzioni risarcitoria e punitiva". Di fatto considerata la difficoltà per gli accertatori di verificare le false dichiarazioni "l'entità della pena prevista insieme ad un'adeguata probabilità dell'applicazione della sanzione potrà produrre l'effetto desiderato dal legislatore di indurre la maggior parte dei soggetti cui è destinata ad evitarla, astenendosi dal dichiarare il falso".