Ex senatore leghista denuncia Google per danni

Achille Ottaviani, ex senatore della Lega, ha denunciato Google per danni morali e materiali. Pare che le ricerche online mostrino solo un'autorizzazione a procedere per un reato dal quale è stato assolto. Nessun riferimento alla sua attività parlamentare come capogruppo commissione agricoltura e vigilanza Rai.

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a cura di Dario D'Elia

L'ex senatore leghista Achille Ottaviani ha deciso di denunciare Google e altri motori di ricerca per aver infangato il suo nome. "Ignorano che la mia attività parlamentare come capogruppo commissione agricoltura e vigilanza Rai è durata vent'anni e pubblicano solo un'autorizzazione a procedere per un reato inesistente dal quale sono stato assolto dal Tribunale di Verona con formula piena perché il fatto non sussiste nel lontano 1996", ha tuonato l'ex sindaco di Verona.

Lost in Padania?

Per la causa sono stati attivati gli studi legali Leopizzi del foro di Lecce e Smith, Rogers & Partners di New York. Ottaviani definisce i motori di ricerca come dei veri e propri "mostri che usano sistemi inattaccabili e per un certo verso barbari, contro i quali è praticamente impossibile combattere". Chiede a questo punto 10 milioni di euro di risarcimento per danni morali e materiali: soldi che in ogni caso, per sua promessa, verranno "devoluti all'associazione dei familiari dei magistrati vittime di mafia''.

Ottaviani oggi è un editore e direttore di quotidiani e TV, quindi non è completamente estraneo alle dinamiche del Web. Se da una parte la sua sembra essere una battaglia contro i mulini a vento, bisogna riconoscere che in casi così delicati non si può far finta di nulla. 

Le carte in mano agli avvocati saranno sicuramente ricche di dettagli, ma una veloce ricerca online al momento non sembra mostrare così tanti risultati legati alla citata autorizzazione a procedere. Ho trovato solo un link al documento che l'allora Ministro di Giustizia Conso spedì al Presidente del Senato Spadolini, ma niente di più.

La fonte? Beh, il sito del Senato della Repubblica ovviamente.