Facebook contro odio e violenza, solo dopo il boicottaggio

Ci è voluto un boicottaggio in piena regola affinché Facebook s'impegnasse formalmente nel bloccare pagine e post che incitano all'odio, in particolare quello verso le donne. Una storia miserabile, che speriamo trovi un lieto fine.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Facebook si è impegnata per ostacolare pagine, post e immagini che incitano all'odio, dopo anni in cui non ha mosso un dito - rendendosi in qualche modo complice, almeno secondo alcuni. Si punta il dito contro pagine che in qualche modo incitano alla violenza e all'odio, in particolare contro le donne. 

Un danno a cui si aggiunge la beffa: il social network ha sempre bloccato prontamente pagine del tutto innocenti e portatrici di messaggi positivi, come quelle che promuovono la lotta contro il cancro al seno o l'allattamento naturale.

Ecco perché l'associazione Women, Action & The Media (con l'iniziativa Everyday Sexism Project) hanno chiesto pubblicamente un intervento a Facebook. Non è servito a granché; anzi, chi ha segnalato le immagini spesso si è visto rispondere "non viola le nostre regole".

Ma un'altra iniziativa ha sortito l'effetto desiderato: il boicottaggio. Everyday Sexism Project ha infatti contattato diverse aziende (Dove, Nissan e altre) facendo notare come i loro annunci fossero associati ai post in questione, rovinandone l'immagine. Così le società hanno cominciato a ritirare la pubblicità, ed ecco che Facebook si è accorto del problema.  

"Negli ultimi giorni è emerso con chiarezza che il nostro sistema per identificare e rimuovere l'incitazione all'odio non ha funzionato come dovrebbe, in particolare per quanto riguarda il sessismo", ha comunicato il Facebook Safety Team, prima di annunciare che nei prossimi giorni saranno attivati nuovi strumenti per risolvere il problema. Eppure il problema è evidente, come dimostrano le immagini di esempio pubblicate da Women, Action & The Media.

Male Facebook, male male male

Meglio tardi che mai, anche se Facebook si sarebbe potuta muovere prima e meglio. Forse a dirigere questa attività non ci sono le persone giuste, ma in ogni caso non ci si può nemmeno appellare alla libertà di espressione; l'azienda non ha avuto problemi in passato a chiudere pagini innocenti, come quelle dedicata all'allattamento.

Hit Girl approva

L'unico appiglio a cui attaccarsi è il fatto che la moderazione di una pagina si attiva sempre se le lamentele da parte degli utenti sono numerose. Ecco allora che un buon gruppo (di troll) può colpire una pagina innocua, mentre una pericolosa magari resta online. Non un granché come ancora di salvataggio.  

Come abbiamo scritto qualche giorno fa parlando di Google, è difficile chiedere a una multinazionale di avere un comportamento etico e morale, ma non per questo bisogna accettare qualunque cosa supinamente. Facebook ha dovuto sentire il problema sul portafogli per impegnarsi a cambiare rotta. Staremo a vedere.