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a cura di Alessandro Crea

Ma più occhi chiusi nelle vostre foto di gruppo o nei selfie. Non oggi o domani, ma presto probabilmente, almeno su Facebook. Due ingegneri dell'azienda di Menlo Park infatti hanno pubblicato un post su una ricerca da poco finalizzata in cui discutono i risultati di un sistema basato sull'uso di intelligenza artificiale e algoritmi di machine learning, che consente di sostituire gli occhi chiusi nelle foto, per renderle più appetibili. I risultati sono sorprendenti, soprattutto se non si indossano occhiali da vista o se il volto non è ripreso da angoli particolari.

La funzione invoglierebbe gli utenti a condividere più contenuti, che poi è l'obiettivo finale di Facebook. Del resto parliamo di una tecnologia fortemente innovativa, attualmente non disponibile in alcun tool di fotoritocco. Alcuni smartphone offrono una funzione simile ma in realtà non fanno che scegliere la versione migliore tra due o più foto, soprattutto per le immagini di gruppo, in cui quella finale è la somma di tutte le immagini in cui ciascuno ha gli occhi aperti.

La tecnologia scelta è quella nota come GAN o Generative Adversarial Network, la stessa utilizzata per generare i fake video o di recente impiegata dal Politecnico di Milano per sviluppare in automatico livelli di gioco coinvolgenti. In pratica ci sono due reti neurali che collaborano competendo tra loro: la prima infatti analizza le immagini e tenta di produrre risultati accettabili, la seconda invece deve tentare di distinguere quanto prodotto dalla prima rispetto a un'immagine non contraffatta. Sulla base dei risultati di questa seconda, la prima cercherà di migliorare il proprio lavoro, fino a renderlo virtualmente indistinguibile dalla realtà.

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La ricerca è ancora in forma sperimentale ma se tutto procederà bene e i ricercatori riusciranno a migliorarla ulteriormente prima o poi potrebbe arrivare sotto forma di strumento per il ritocco fotografico sul popolare social network. L'impresa però non è facilissima perché per migliorarne la resa servirà dare in pasto all'algoritmo molte più immagini, una procedura che implica problemi di privacy su Facebook. Per ottenere i risultati migliori infatti ciascun utente dovrebbe consentire all'IA di accedere a tutte le proprie foto.