Recentemente il pacchetto sicurezza si è arricchito di un emendamento che, così com'è, apre la strada alla chiusura di interi siti, senza passare dalla magistratura.
L'emendamento, presentato dal senatore D'Alia, ha generato numerose critiche, provenienti un po' da tutte le parti. Secondo molti, politici e non, questo emendamento è un chiaro attacco alla libertà di espressione, che, se approvato, collocherà l'Italia allo stesso livello della Cina, della Birmania o dell'Iran.
Il primo bersaglio, come chiarito dallo stesso D'Alia, è Facebook, che ha dato una prima,timida risposta, da parte della portavoce ufficiale, Debbie Frost, che paragona questa legge ad una blocco totale della rete ferroviaria, per evitare che si vedano graffiti sgradevoli presenti in una stazione.
Il punto critico della legge, lo ricordiamo, sta nel fatto che dà al ministro dell'interno il potere di bloccare del tutto un sito, se questo non rimuove i contenuti che il governante ritiene offensivi. Il problema, come ricorda Marco Pancini di Google Italia, è che non è possibile, per Facebook o per altri, applicare filtri di alcun tipo, ma solo intervenire su segnalazione degli utenti.
Le polemiche all'italiana non sembrano toccare la crescita di facebook.
L'iniziativa ufficialmente serve a perseguire l'apologia di reato, o quei gruppi che sostengono i boss mafiosi come fossero santi. Il problema rilevato, però, è che un potere del genere affidato ad una carica politica apre le porte ad ogni tipo di scenario orwelliano. Cina e Birmania, appunto.
D'altra parte gli strumenti per perseguire chi viola la legge online già ci sono, e i responsabili dei siti, in generale, non hanno problemi a fornire i dati di un utente alle forze dell'ordine. Questa legge, insomma, non sembrerebbe nemmeno tanto utile, se non per liberarsi di qualche voce particolarmente invisa a questo o a quel politico.
Intanto Facebook continua a crescere, e tocca quota 175 milioni di utenti. La concorrenza, leggi MySpace, è ormai un lontano ricordo, almeno a livello globale. Se si guarda alla situazione specifica di alcuni paesi, gli altri social network riescono a reggere, ma sembra che il futuro debba appartenere al faccialibro.