Facebook, svelato il codice segreto per cancellare i post

Recentemente Facebook aveva promesso di adottare nuove misure per porre un limite alla circolazione di messaggi che incitano a violenza e intolleranza, ma non ha reso noto il codice sulla cui base i moderatori agiranno. A farlo però ci hanno pensato due giornalisti tedeschi.

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a cura di Alessandro Crea

Come forse ricorderete recentemente la commissione UE aveva duramente criticato alcuni giganti del Web, tra cui Facebook, perché non starebbero facendo abbastanza per arginare il fenomeno degli odiatori da tastiera. Il sito in blu aveva promesso nuove misure ma non aveva chiarito cosa avrebbe fatto in concreto. Ora però, grazie allo scoop di due giornalisti tedeschi di Süddeutsche Zeitung possiamo comprendere come l'azienda di Zuckerberg intende procedere.

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Attraverso i documenti trapelati infatti è più facile comprendere le logiche che muoveranno i moderatori, spesso appartenenti a ditte esterne. Facebook sembra essere attenta soprattutto a evitare la diffusione di messaggi che incitino a violenza e intolleranza, perché "‎‎creano un ambiente intimidatorio e di esclusione in cui la gente non vuole condividere". Com'è facile comprendere dunque questo tipo di messaggi va contro gli interessi economici di Facebook, interessata invece a offrire alle persone uno spazio in cui condividere contenuti e interagire il più possibile, in modo da incrementare la raccolta dati e far salire i costi delle inserzioni pubblicitarie e di conseguenza i ricavi.

Dunque i moderatori dovranno stare molto attenti a tutti gli argomenti che coinvolgano uno o più argomenti "protetti" ‎che riguardano sesso, religione, razza, appartenenza etnica, origini nazionali, orientamento sessuale e di genere, disabilità o altre gravi malattie. Ci sono poi anche delle sottocategorie che riguardano ad esempio l'appartenenza a una fascia d'età (teenager, anziani), a un continente (europei, africani, americani etc.), a uno status sociale (povero, ricco) o politico o ancora a uno status lavorativo (disoccupato, impiegato) etc. meno protette rispetto alle altre. Qui infatti le cose si complicano, al fine di garantire al contempo anche la libertà di espressione.

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Il documento elenca infatti una serie di regole che stabiliscono vari tipi di combinazioni. Così ad esempio le religioni in quanto tali possono essere criticate, ma non è criticabile chi aderisce a un determinato credo. L'unione di due categorie protette determinerà la cancellazione del post, mentre l'unione tra una categoria protetta e una non protetta sarà tollerata.

Allo stesso modo criticare qualcuno in base all'aspetto, ad alcune caratteristiche fisiche o somatiche o a tratti della propria personalità è considerato bullismo e non è tollerato. Sulle cosiddette immagini autodistruttive la questione si fa ancora più complessa. Immagini che mostrano persone fortemente anoressiche o che si autoinfliggono ferite non violerebbero le regole, a meno che non incitino a fare altrettanto su sé stessi. È possibile infatti che qualcuno pubblichi immagini di questo tipo non per incitare all'emulazione, ma piuttosto per chiedere aiuto o sensibilizzare verso certe situazioni: inutile dire che la nuova regola sembra tener conto della recente polemica sulla foto della "napalm girl" vietnamita rimossa lo scorso settembre.

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Infine i documenti suggeriscono alcune importanti distinzioni, tra personaggi pubblici e privati e riguardo foto che mostrano persone nell'atto di espletare funzioni corporee. Se queste ultime non sono accompagnate da frasi e didascalie che ne rivelano l'intento umiliante possono essere tollerate, altrimenti vanno cancellate e questo vale anche per le immagini che riguardano personaggi famosi o comunque pubblici (cantanti, attori, gente di spettacolo o comunque di televisione). Il documento infine stabilisce che si può considerare personaggio pubblico chiunque sia stato eletto a un pubblico ufficio, chi ha più di 100.000 follower sui social media, chi lavora per reti televisive e addirittura chi è stato menzionato almeno 5 volte negli ultimi due anni in qualche notizia.