Facebook, tra filtri e costi per gli sviluppatori

Il popolare sito di social networking viene messo all'indice dalle aziende, che lo accusano di "rubare tempo al lavoro". Intanto, cerca il modo di spillare soldi agli sviluppatori.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Moltissime aziende stanno inserendo filtri sui loro server, per impedire l'accesso al popolare sito di Social Networking. Tra di esse si contano Poste Italiane e la Regione Lombardia, mentre altri stanno pensando di fare la stessa cosa.

I filtri in azienda non sono certo una novità, come quelli per bloccare le applicazioni P2P, i programmi di IM come Live Messenger o Skype, o l'accesso a siti non direttamente legati al lavoro, o ad un certo genere di pagine, di solito quelle pornografiche e quelle che ospitano giochi d'azzardo. Quindi non sorprende che Facebook, che ormai fa numeri da record, sia entrato nella lista nera. Certo, non mancano i casi in cui il social network diventa un mezzo per migliorare il lavoro, ma per ora si tratta ancora di situazione occasionali e isolate.

Facebook, sempre oggi, fa parlare di sé anche per un'altra questione, molto meno lusinghiera. È stato, infatti, introdotto un programma di verifica delle applicazioni, al quale gli sviluppatori dovranno adeguarsi, per vedere il loro lavoro in un posto di rilievo, nel marasma caotico di programmi disponibili.Dov'è il problema? Semplice, ogni sviluppatore deve pagare $375, ogni anno, per mantenere la certificazione. Qui trovate le linee guida, se siete interessati.

Per uno sviluppatore è importante la visibilità del proprio lavoro, ma per quelli indipendenti, magari studenti con poche risorse, potrebbe trattarsi di un salasso insostenibile. Possiamo capire che Facebook sia alla ricerca di un modello di business efficace, ma non ci sembra che questa sia la strada giusta.

Le applicazioni disponibili sono parte dell'anima del sito, favoriscono gli scambi e le attività, e per molti sono una ragione in più, quando non l'unica, per collegarsi. Questa scelta potrebbe portare ad avere solo applicazioni commerciali, tra le prime, e non è detto che facciano contenti tutti gli utenti.

Non ci spingiamo così oltre, come ha fatto Techcrunch, che parla di "racket". Certo, se Facebook fosse altrettanto celere ed efficace nel lanciare un programma per pagare gli sviluppatori, metterebbe subito a tacere tutte le maldicenze.