FacebookDown, troppo breve per sperare in un nuovo baby-boom

Basta una manciata di minuti senza rete/senza social per causare panico e apprensione? Evidentemente no, ma se l'assenza di collegamento durasse qualche ora o addirittura un'intera giornata?

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a cura di Pino Bruno

Il #FacebookDown delle 10.03 è durato pochi minuti, giusto il tempo di postare qualche post beffardo su Twitter, il social alternativo per eccellenza. Nulla di rilevante, molti non se ne sono nemmeno accorti. Il blocco di Internet sulle reti TIM di ieri sera è durato invece un'ora, e quello ha provocato ben altri problemi. C'è poi chi confonde Internet con Facebook o, meglio, pensa che si tratti della stessa cosa. Il che la dice lunga sullo stato di alfabetizzazione digitale del Paese. Ma sarebbe un discorso lungo da affrontare e non è il tema di questa riflessione.

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Basta una manciata di minuti senza rete/senza social per causare panico e apprensione? Evidentemente no, ma se l'assenza di collegamento durasse qualche ora o addirittura un'intera giornata? Andremmo tutti nel pallone e le ripercussioni sarebbero gravi, gravissime, in ogni ambito della vita sociale ed economica. Certo, si può vivere senza Facebook/Twitter/WhatsApp (forse pure meglio), ma – snobbismo a parte – faremmo fatica a risocializzare/lavorare alla vecchia maniera. Ormai i pifferai di Hamelin hanno rapito il mondo e scendere è molto difficile.

Chissà, forse un lungo black-out dei social potrebbe persino risultare utile. Come accadeva negli anni Sessanta-Settanta con i guasti alle centrali elettriche. Leggende metropolitane dicono che nove mesi dopo il drammatico e catastrofico black-out di New York del 13 e 14 luglio 1977 ci fu un baby- boom. Cioè nacquero tanti di quei bambini come non si vedeva da anni. La gente non poteva guardare la tivù e così si dedicò ad attività più salutari. Non sarebbe male per un Paese in cui quest'anno, fino ad oggi, sono morte 216.484 persone e ne sono nate 213.852.