Fastweb blandisce Telecom: il suo progetto fibra è migliore

L'AD di Swisscom Carsten Schloter sostiene che il progetto di sviluppo fibra di Telecom Italia sia migliore di quello Metroweb. L'Italia deve recuperare il ritardo e ha bisogno di essere il più pragmatica possibile. Basta con il dibattito sulle architetture.

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a cura di Dario D'Elia

Swisscom, che controlla Fastweb, sostiene che il piano di Telecom per lo sviluppo della fibra sia migliore di quello della Cassa depositi e prestiti con Metroweb. Un fulmine a ciel sereno l'uscita dell'amministratore delegato Carsten Schloter, eppure nell'intervista al CorrierEconomia di oggi è stato chiaro: "Il piano di Bernabè è migliore". Insomma, il fatto che la CDP abbia annunciato un investimento complessivo di 500 milioni euro per entrare con il 46,2% in F2i Reti, il veicolo di F2i che controlla Metroweb, sembrerebbe apparentemente secondario. Senza un accordo con Telecom Italia si rischia la doppia rete nazionale e un incredibile spreco di risorse.

"È chiaro che una duplicazione della Ngn non ha senso. Il prossimo passo è pensare come l’infrastruttura esistente possa essere potenziata per offrire al massimo numero possibile di persone delle performance simili a quella di una Ngn. Non è una battaglia sulla tecnologia", ha sottolineato Schloter. "L'Italia deve recuperare il ritardo e ha bisogno di essere il più pragmatica possibile. Questo vuole dire usare l'infrastruttura esistente e ed evitare qualunque duplicazione anche alla luce delle risorse limitate".

Carsten Schloter

Di fatto a Swisscom non interessa il dibattito sull'architettura. La fibra può anche arrivare alla cabina - come prevede il progetto Telecom Italia - invece che direttamente in casa. L'importante è che ci si muova, e se il vectoring può essere d'aiuto ben venga anche questo. In Svizzera ad esempio si sta lavorando sul fiber-to-cabinet per raggiungere il 90% delle case, come passaggio intermedio per completare la cablatura del paese.

"In Italia dobbiamo distinguere tra ciò che viene annunciato e ciò che si farà realmente. La prima volta che ho sentito parlare di Ngn in Italia era mentre stavamo acquistando Fastweb: qualcuno entrò nella meeting room dicendo che Telecom Italia aveva appena lanciato un piano per portare la fibra nelle principali città. Era il 2007. Ma la sola società che ha investito sulla fibra è Fastweb: sei miliardi di cui 2,5 da quando siamo entrati noi. E nei prossimi tre anni investiremo un altro miliardo. Ci sono persone che annunciano cose e persone che le fanno", ha ricordato l'AD.

Il progetto Metroweb, sempre per Schloter, rimane un buon esempio di apertura della rete (100 Mega nelle case di 30 città italiane entro il 2015) agli altri operatori, ma 3,3 milioni di appartamenti rappresentano solo una parte dell'Italia. Insomma, senza Telecom non si va da nessuna parte. Come dimenticare infatti che possiede 112 milioni di km di rame e 4,3 milioni di km di fibra, contro i 7mila km di fibra di Metroweb e 32mila km di fibra di Fastweb?

E se si dà credito alle ultime stime dell'Osservatorio "I costi del non fare" (Università Luigi Bocconi) si scopre che anche l'incumbent sarà costretto al compromesso. Tra 18 anni infatti la vecchia rete varrà zero e l'Italia avrà rinunciato a una cifra tra i 4 e i 25 miliardi per la mancata realizzazione di una nuova infrastruttura e a 838 miliardi in termini di mancati servizi sviluppabili - praticamente il 3% del Pil all'anno.

La posizione di Schloter è condivisibile quando parla dell'esigenza di essere pragmatici, ma la sensazione è che Fastweb in questo momento sia considerata più un'entità "investitrice e finanziaria" che Telco. Il controllo è svizzero, ha un debito da ripianare, una partecipazione in Metroweb che faceva gola anche a Vodafone e una rete in fibra che negli ultimi anni è cresciuta a un ritmo inferiore alle attese - almeno del grande pubblico. La priorità insomma è convincere Telecom a collaborare e condividere la sua rete; poi domani ci sarà spazio per unbundling e competizione. In ogni caso i rapporti di forza per la rete si sono già delineati e gli altri operatori TLC, che sono rimasti fuori dai giochi, rischiano di dover subire scelte altrui. Swisscom ha di che esserne felice.