Fax in soffitta, il senatore Russo ci spiega perché

Intervista con il senatore Francesco Russo sulla legge ammazza fax.

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a cura di Pino Bruno

Non si era mai parlato tanto di fax, negli ultimi anni. Poi c'è stata l'iniziativa di alcuni deputati e senatori per vietarne l'uso negli uffici di tutta la Pubblica Amministrazione. Il primo round alla Camera se lo sono aggiudicato i difensori del fax, a fine luglio. È andata meglio al Senato, il 3 agosto, quando è stato approvato un emendamento del PD e della Lega Nord. Prevede che le comunicazioni all'interno della PA avvengano per via telematica, ''fermo restando l'esclusione dell'invio a mezzo fax''.

L'ultima partita si svolgerà mercoledì prossimo alla Camera, quando ci sarà il voto sul maxiemendamento che contiene anche la cosiddetta norma "ammazza-fax". Tra i parlamentari che hanno animato la tenzone c'è anche il senatore Francesco Russo (PD), docente di Storia e Politiche dell’Educazione all’Università di Udine ed ex vicepresidente di AREA Science Park a Trieste. Ecco l'intervista rilasciata a Tom's Hardware.

Senatore Francesco Russo

E allora senatore, questo fax l'abbiamo ammazzato oppure soltanto tramortito?

"No, no, lo abbiamo proprio messo in soffitta. Tra l'altro ho avuto la conferma che la prossima settimana il maxiemendamento al decreto tornerà all'esame della Camera per l'approvazione finale. Almeno questo duello l'abbiamo vinto. Non è certo la battaglia decisiva per innovare la Pubblica Amministrazione, ma il fax ha assunto una carica simbolica importante.

Alle critiche che ci sono arrivate dall'interno della PA abbiamo risposto che non si tratta di un dispetto, ma di una cosa positiva, che libererà risorse importanti. La politica ha capito che servono gesti forti per far fare un salto di qualità a questo paese. Il fax non basta, ma è un primo passo. Posso testimoniare che c'è un gruppetto di noi che ha l'ambizione di trasformare definitivamente la PA, affinché diventi l'infrastruttura più moderna e tecnologicamente avanzata del paese".

Vietato usare il fax

Da zavorra a eccellenza?                               

"Vogliamo scommettere sulle capacità di tante persone di qualità che lavorano nella PA e che, se motivate e messe in condizione di operare bene, possono davvero fare la differenza. Ci vuole una Pubblica Amministrazione che aiuti e non blocchi, che abbia un approccio amichevole col cittadino, che lavori per facilitare. Per fare questo ha bisogno anche di strumenti tecnologici adeguati".

Se il fax tramonta nella PA, è invece vivo e vegeto nelle grandi aziende che erogano servizi, dalla telefonia alle banche all'energia. Queste aziende costringono ancora gli utenti a spedire fax invece di mail e Posta Elettronica Certificata. Non le sembra un paradosso?

"La scommessa dell'innovazione è complessiva. Se la Pubblica Amministrazione dà l'esempio, queste aziende saranno costrette ad adeguarsi. In fondo gli uffici pubblici erano già dotati di mail e PEC, solo che c'erano resistenze interne e molti si erano mostrati riottosi ad abbandonare le vecchie e costose abitudini. Adesso la strada è tracciata e seguirà un contagio positivo, che si estenderà certamente alle aziende che forniscono servizi ai cittadini. Se poi l'adeguamento non ci sarà, potremmo anche immaginare interventi normativi specifici".