Fibra 30 Megabit all'ingrosso sotto i 20 euro?

Il Garante delle Comunicazioni giovedì probabilmente tenterà di proporre tariffe all'ingrosso in linea con la media europea: si parla di meno di 20 euro per i servizi in fibra VULA. Gli operatori alternativi spingono per tariffe più basse.

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a cura di Dario D'Elia

Giovedì è il giorno in cui l'AGCOM deciderà il destino delle tariffe ultra-broadband italiane. Poche ore e sapremo quale sarà il listino all'ingrosso, quindi quanto dovranno pagare gli operatori alternativi a Telecom Italia. Non è un dettaglio da poco, poiché è proprio su queste cifre che si basano i prezzi per i clienti finali.

L'attesa è per i prezzi (all'ingrosso) dei servizi in fibra, che l'AGCOM vorrebbe sotto la soglia psicologica dei 20 euro. Il motivo è di facile comprensione: la media europea è di 21 euro, con picchi in Austria dove si sfiorano i 12,82 euro. Si parla sopratutto di VULA (Virtual Unbundling Line Access), ovvero un servizio che si appoggia totalmente all'infrastruttura di rete (NGN) Telecom Italia.

"Il servizio VULA non prevede apparati di terminazione dedicati per Operatore: in ogni centrale sede di OLT sarà predisposto da Telecom Italia uno specifico nodo locale dedicato all'interconnessione VULA, che sarà condiviso fra tutti gli Operatori che ne faranno richiesta e non è collegato ai restanti nodi della rete di Telecom Italia", spiega l'ex monopolista.

Telecom Italia ha proposto per il VULA condiviso (30/3 Megabit) 19,30 euro e per quello "naked", ovvero senza fonia, 31,02 euro. I listini ovviamente cambiano ulteriormente a seconda delle prestazioni offerte: si parte da 38 al mese per la 100/10 Megabit fino ad arrivare ai 223,7 euro per la 100/100 Megabit.

Il Garante delle Comunicazioni durante la consultazione pubblica ha suggerito invece 16,66 euro per il VULA condiviso e 24,09 euro per quello naked. Ma dopo i confronti con gli operatori alternativi e forse qualche indicazione proveniente da Bruxelles, secondo La Repubblica,  sembrerebbe essere intenzionato a proporre un listino ancora più basso. Ovviamente non si può esagerare, poiché Telecom Italia potrebbe fare ricorso al TAR del Lazio e far saltare il banco.

L'unica soluzione per l'AGCOM quindi è avere i numeri dalla propria parte, e stabilire grazie a una  rigorosa metodologia quali siano esattamente i costi effettivi sostenuti da Telecom per lo sviluppo e gestione della rete in fibra. Un calcolo difficile perché l'equazione deve tener conto dell'investimento totale, il tempo (15 anni), gestione, manutenzione, il numero dei potenziali clienti (si stimano 48 per cabinet), etc.