Fibra di Stato per 7.300 comuni, si torna a 20 anni fa

Il Governo ha deciso di puntare su una rete in fibra di Stato, che tramite Infratel sarà noleggiata agli operatori TLC.

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a cura di Dario D'Elia

Alla fine il Governo ha deciso di puntare sulla fibra ottica di Stato per le aree a fallimento di mercato. "Parte così il nuovo piano banda ultra larga: abbiamo già comunicato questa decisione alla Commissione europea, che ci ha fatto sapere informalmente di preferirla ad altre ipotesi", ha dichiarato Antonello Giacomelli, sottosegretario dello Sviluppo economico. "Contiamo di avere il via libera formale a gennaio. Partiremo quindi effettivamente nelle prossime settimane".

fibra ottica

La Repubblica ieri ha diffuso i dettagli della nuova strategia digitale che dovrebbe portare (entro il 2018) servizi ultra-broadband in circa 7.300 comuni - fino ad oggi snobbati dai grandi operatori TLC. Il Comitato per la banda ultra larga di Palazzo Chigi ha capito che il piano di sviluppo precedente non avrebbe mai ricevuto l'ok da Bruxelles.

I 4 miliardi di euro di investimento per l'operazione sarebbero stati considerati come aiuti di Stato se la proprietà delle nuove reti fosse finita nelle mani delle telco. Ecco quindi l'escamotage: creare una rete pubblica per mezzo di Infratel che favorisca poi la concorrenza sui servizi. A lei l'incarico di realizzare le gare per l'affidamento dei lavori della parte passiva e per le concessioni che permetteranno l'affitto della rete agli operatori.

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"Non capitava da vent'anni - dopo la privatizzazione di Telecom Italia - che il Paese avesse una rete pubblica. Abbiamo scelto così perché la nuova rete in fibra è strategica per il Paese e non potevamo lasciarla tutta in mano ai privati", ha aggiunto Giacomelli. "È una decisione che riflette una posizione del premier Renzi: che la riforma digitale è la madre di tutte le riforme, per la crescita del Paese".

Si parla di 19 milioni di persone. 5.500 comuni godranno di un investimento totalmente pubblico, mentre 1.800 vedranno il coinvolgimento economico anche dei privati. Si parla anche di Enel con la nuova società Enel Open Fiber, che in primavera potrebbe essere favorita dal fatto di essere un "operatore" non verticalmente integrato.

I soldi sono già stati stanziati nella programmazione economica 2014-2020. 2,2 miliardi provengono dal Fondo sviluppo e coesione; 230 milioni da Pon imprese e competitività; 1,6 miliardi sono fondi comunitari gestiti dalle Regioni. A questi si aggiungeranno poi una parte dei ricavi generati dall'asta per le frequenze 3,6-3,8 Mhz del wireless broadband. Nel 2017 potrebbero arrivare poi i famosi voucher (1,4 miliardi di euro) per incentivare gli abbonamenti e ulteriori 1,3 miliardi per implementare ulteriormente la rete in fibra.

Entro gennaio si partirà nelle sei regioni (Abruzzo, Calabria, Marche, Lazio, Puglia, Sardegna, Lombardia, Toscana) e i 700 comuni che godono già di un progetto di sviluppo stabilito nel 2015. Dopodiché si procederà in altre aree.

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