Fibra ottica in Italia, si compone il piano banda larga

Ecco la proposta del Ministero dello Sviluppo Economico agli operatori telefonici per il piano banda larga. Dalla costituzione di FiberCO, una società pubblica, all'obiettivo di portare la fibra ottica nel 50% delle unità abitative italiane entro il 2020.

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a cura di Manolo De Agostini

Prosegue il lento cammino della banda larga in Italia. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha presentato la proposta agli operatori telefonici di creare una società - chiamata FiberCo - che si occuperà di realizzare infrastrutture broadband, portando la fibra ottica entro il 2020 a coprire il 50% delle unità abitative italiane. Si tratta del passo successivo al Memorandum of Understanding siglato da Telecom Italia, Vodafone, Wind, Fastweb, Tiscali, 3 e BT Italia lo scorso 10 novembre.

La proposta è stata stilata tenendo conto dei numerosi incontri con gli operatori. Le aziende avranno comunque sette giorni di tempo "per integrarla con le loro osservazioni, poi il ministro Paolo Romani potrebbe convocare gli amministratori delegati per definire i punti più politici ancora aperti", scrive Il Sole 24 Ore. Secondo il giornale sarà avviata una sperimentazione in sei città, una della Lombardia e in quattro città che saranno selezionate secondo criteri di dimensioni (medie) e programmi regionali. In pole position ci sono Salerno e Siracusa. "Il test dovrebbe partire entro i prossimi tre mesi e vedere realizzati i lavori entro aprile 2012", afferma Il Sole 24 Ore.

La nuova società non potrà agire nei comuni dove gli operatori hanno già pianificato investimenti. "Per ogni area comunale esclusa dai piani FiberCo, i gestori dovranno impegnarsi a coprire nel quinquennio successivo il 50% delle unità immobiliari e dovranno subire una verifica annuale. L'architettura delle infrastrutture passive sarà ibrida, compatibile con le tecnologie Gpon e P2P".

Per quanto concerne l'accesso "end-to-end per singolo cliente finale a fronte di un canone mensile", nel documento si prevede una tariffa wholesale di 9,28 euro più 2 euro per il periodo di realizzazione dell'infrastruttura. "Una volta completata la rete, la tariffa tornerà in linea con il canone mensile unbundling della rete in rame inflazionato, a partire dal 2013, a un tasso costante pari al 2%".

Nella proposta del ministero rientra inoltre il piano di migrazione dal rame alla fibra, che dovrà avvenire entro un determinato periodo di tempo (migrazione coatta) e non sarà basato sulle esigenze del mercato o della domanda.

Telecom Italia riceverà un indennizzo per ogni linea che passerà dal rame alla fibra. Al momento le principali ipotesi comprendono, un indennizzo per singola linea migrata "da pagarsi con strumenti finanziari emessi da FiberCo", si legge nel documento, "convertibili in azioni ordinarie una volta completata la migrazione, o l'inclusione dell'indennizzo nella valorizzazione della rete in rame conferita da Telecom Italia in FiberCo".

"A fronte del conferimento, verrà riconosciuta a Telecom Italia una partecipazione al proprio capitale da quantificarsi sulla base della valorizzazione del ramo d'azienda rame conferito e dell'equity di FiberCo". Inoltre è prevista una cosiddetta call option, in base alla quale sarà riconosciuto il diritto di Telecom Italia di acquistare FiberCo una volta completata la migrazione da rame a fibra". "Qualora Telecom raggiungesse il controllo a seguito dell'indennizzo e/o del conferimento della rete rame, dovrà essere previsto un meccanismo che garantisca agli azionisti di minoranza di FiberCo la facoltà di uscire dal capitale della società".

Per quanto riguarda la governance, in altre parole la gestione dell'azienda, "fino all'acquisizione di FiberCo da parte di Telecom, la guida della società sarà di natura pubblica". Alla voce "Ritorni" troviamo invece scritto che "il progetto dovrà essere in grado di garantire un ritorno adeguato dell'equity investito dai soci".