Fibra per l'Italia, tutti i dettagli della presentazione

Vodafone Wind e Fastweb hanno presentato poche ore fa il progetto "Fibra per l'Italia", un'iniziativa che si propone di cablare in fibra il paese. Si parte con le 15 città più importanti, ma la seconda fase prevede ben 500 comuni.

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a cura di Dario D'Elia

Vodafone Wind e Fastweb, poche ore fa al T35 di Milano, hanno presentato ufficialmente "Fibra per l'Italia" il loro progetto congiunto per la diffusione della fibra ottica nella penisola. Luigi Gubitosi, amministratore delegato di WIND, ha aperto l'evento sottolineando che in un momento di difficoltà finanziaria, come questo, bisogna lavorare insieme per il paese, superando ogni ostacolo che si propone.

Fibra per l'Italia

"Fibra per l'Italia per un progetto di, e per, tutto il paese, alternativo allo status quo", l'affermazione di Gubitosi. Una rete FTTH (fibre-to-home) è la soluzione all'avanguardia per sostituire quella vecchia, incapace di soddisfare le attuali esigenze
. Puntare sul cosiddetto "point-to-point" consente inoltre ad ogni attore in gioco di adottare la propria infrastruttura elettronica. Anche sei i costi sono maggiori, secondo Carsten Schloter (AD di Fastweb e di Swisscom), l'investimento è più salvaguardato. Lo dimostrerà il primo test sul campo a Roma, dove entro luglio sarà effettuato il cablaggio di 7400 unità abitative in zona Fleming.

Paolo Bertoluzzo, AD di Vodafone Omnitel, ha toccato un altro punto nevralgico della questione rame/fibra, ovvero il capitolo costi di manutenzione. Secondo le sue stime il rame si aggira sui 915 euro a linea su 10 anni, mentre la fibra 871 euro. Il tutto con tassi di rottura completamente diversi, ovviamente a favore della fibra.

Ce la faranno?

Il progetto di "Fibra per l'Italia" è chiaro. Con un investimento di 2,5 miliardi di euro, e pareggio in 9 anni, si possono cablare le 15 città più importanti fornendo servizi a 10 milioni di abitanti. Per arrivare in 500 comuni più piccoli e soddisfare 30 milioni di abitanti c'è bisogno di un investimento di 8,5 miliardi di euro (11 anni per il break even) e circa 5/10 anni per la realizzazione. Bertoluzzo è stato chiaro al riguardo: si può fare con il coinvolgimento della cassa prestiti, ma non c'è bisogno dei vecchi finanziamenti pubblici.

Gubitosi ha segnato la rotta. A suo parere non ha più senso finanziare la vecchia rete: si tratta di pura controtendenza rispetto all'Europa. È arrivato il momento di fissare l'Unbundling Local Loop (Accesso disaggregato alla rete locale) alla fibra e "disincentivare lo status quo". Insomma, procedere speditamente come è successo con il digitale terrestre, quindi in questo caso con la collaborazione del Governo e dell'Agcom.

Bernabé lo immaginiamo un po' basito

Alla domanda sui rapporti con Telecom Italia e l'Antitrust, Gubitosi non ha fatto una piega. È sua convinzione che la partecipazione dell'ex-monopolista sarebbe importante: anche Telecom potrebbe avvantaggiarsi di un progetto senza controllori unici; è una questione di politica economica. Bertoluzzo ha aggiunto che l'Antitrust ha tutto il diritto di esprimere la "governance". Carsten Schloter ha poi ricordato che la condivisione di un'infrastruttura passiva è una prassi consolidata; i problemi di trust sussistono al massimo di fronte ad architetture GPON (Gigabit Passive Optical Networking). 

Il progetto pilota partirà anche solo con finanziamenti privati, come è avvenuto inizialmente in Svizzera nel 2008. Gubitosi sostiene che con il capitale sociale condiviso si tratterebbe di soli 800 milioni di euro ad "azionista".

In ogni caso le tre telco hanno ritenuto doveroso presentare il progetto prima al Governo e all'Authority: senza il loro beneplacito sarebbe stato impossibile procedere. Da adesso in poi sarà sondato il terreno per individuare eventuali altri partner.