La maggior parte dei file BitTorrent sono sotto controllo. Che si tratti di musica o film, quasi tutti i file più popolari vedono tra i propri utenti diversi "impostori", che registrano gli indirizzi IP dei computer collegati e ne tengono sotto controllo il comportamento.
È ciò che hanno scoperto alcuni ricercatori dell'Università di Birmingham (Gran Bretagna): esistono falsi "peers" (gli utenti che stanno scaricando il file) che non completano il download, ma sono collegati a software di controllo.
uTorrent, il client BitTorrent più famoso
Dietro a questi si nascondono società per la difesa del copyright, aziende specializzate in sicurezza e laboratori di ricerca. Insomma non ci sono solo i produttori musicali e cinematografici: sono molte le persone interessate a spiare BitTorrent, e i loro interessi variegati.
Questa scoperta giustifica quindi la scelta di chi usa BitTorrent solo tramite una VPN (Virtual Private Network) o un Proxy per nascondere il proprio indirizzo IP. C'è anche chi sceglie di usare liste per bloccare indirizzi IP, ma questo metodo non è abbastanza efficace.
"Gli utenti BitTorrent quindi non dovrebbero affidarsi solo a queste liste speculative per proteggere la propria privacy" si legge sul documento stilato dai ricercatori, intitolato " The Unbearable Lightness of Monitoring: Direct Monitoring in BitTorrent". Qui il file PDF.
I ricercatori infine hanno rilevato l'aumento del monitoraggio diretto, che permette di capire se un IP collegato a un torrent sta effettivamente scaricando dati illegali. In altre parole le società che controllano il traffico BitTorrent, qualsiasi siano le loro ragioni, hanno a disposizione un metodo più preciso.
Infine vale la pena sottolineare come la diffusione di questi metodi di monitoraggio sia funzionale alla diffusione di leggi del tipo "avviso e castigo", secondo le quali un utente riceve alcune notifiche prima di trovarsi multato o privo di connessione, in caso di recidività. L'HADOPI francese è forse l'esempio più noto.
Queste leggi in ogni caso hanno portato con sé conseguenze inaspettate: in Nuova Zelanda per esempio gli ISP si sono attrezzati per spedire migliaia di notifiche al giorno, ma ora si lamentano perché l'investimento non ha ritorno. Succede perché i produttori cinematografici dovrebbero pagare circa 20 dollari per ogni notifica inviata, e non hanno la minima intenzione di farlo.