Apple ha recentemente aggiornato iTunes e aggiunto i film in alta definizione (1920x798), coerentemente con l'introduzione della nuova Apple TV e del nuovo iPad. Il nuovo formato non è una sorpresa di per sé, ma da subito è emerso un aspetto rilevante: i nuovi film "pesano" solo una volta e mezzo quelli a 720p, sebbene la risoluzione sia oltre il doppio.
Il risparmio di spazio è possibile grazie alla compressione con il codec H.264, grazie al quale è possibile compattare in 3,26 GB il video con audio AAC e Dolby 5.1. Il vantaggio è evidente: visto che si tratta di dati da scaricare via Internet, più sono "leggeri" e il download si conclude più velocemente.
iTunes a sinistra, Blu-Ray a destra
Qualcuno però si è chiesto se questa scelta compromette la qualità , e Iljitsch van Beijnum di ArsTechnica ha provato a dare una risposta. Ne emerge che i film iTunes a 1080p hanno una qualità d'immagine che "quasi raggiunge un Blu-Ray" per livello di dettagli. In alcuni punti il vantaggio del disco ottico è più evidente che in altri, e crediamo che si sarebbero potute usare immagini più ricche di dettagli e colori, ma anche così è un confronto interessante.
Con iTunes quindi si occupa meno della metà dello spazio rispetto a un BD rippato, che richiede tipicamente poco più di 8 GB (possono diventare facilmente 15 GB).
La Apple TV è quindi oggi un prodotto più interessante, con tutti i limiti che l'accompagnano. Non ha memoria interna, né può collegarsi a un HDD esterno. D'altra parte si può controllare con un iPad o iPhone, e riprodurne i contenuti con AirPlay; può collegarsi a un computer (Windows od OS X), o riprodurre video e audio in streaming online.
Un acquisto intelligente?
Per 109 euro è probabilmente un acquisto interessante, soprattutto per chi già usa e ama i prodotti Apple. Peccato che rispetto a quanto c'è negli Stati Uniti l'offerta di film sia ridottissima, per non parlare di serie TV o altro. Inoltre è impossibile vedere un film in lingua originale.
La colpa non è di Apple: anche Google Play per ora in Italia non è che un cambio di nome per l'Android Market, proprio perché nel nostro Paese vige una legislazione sulla cessione di diritti farraginosa, complessa e contorta. L'ideale per tenere lontano idee innovative che possano minacciare solide realtà affaristiche ben poco inclini ad accettare i cambiamenti.
Pensando a iTunes, a GooglePlay, o Amazon e NetFlix (in pochi paesi) è naturale chiedersi quando il digital delivering metterà fine al mercato dei supporti ottici. Non succederà in tempi brevi, ma non dovremo nemmeno aspettare molti anni.